Commodo, figlio dell’imperatore-filosofo Marco Aurelio, nacque il 31 agosto del 161 d.C.
Con Commodo si ripristina il principio dinastico
Nel 175 Marco Aurelio associò al principato il figlio Commodo, violando il principio dell’adozione, per il quale il successore doveva essere indicato per le sue qualità, a prescindere dalla discendenza.
Nel 180 Marco Aurelio morì di peste a Vindobona (Vienna), durante la terza campagna contro i Quadi e i Marcomanni iniziata nel 178 d.C., e Commodo gli successe (18 marzo 180 – 31 dicembre 192).
Tanto il padre era stato sobrio, rigoroso, persino ascetico, tanto il figlio si rivelò sregolato, volgare, violento.
Il nuovo imperatore, che non amava i campi di battaglia, si affrettò a concludere la pace con i Quadi e i Marcomanni e rientrò a Roma in Trionfo.
Commodo voleva essere come Nerone, l’imperatore della plebe romana: si atteggiava a nuovo Ercole e si esibiva nell’arena vestito di una pelle di leone e di una clava (gli attributi tipici dell’eroe Ercole), per dare la caccia alle belve; elargì donativi e ludi sontuosi, prosciugando le casse dello Stato.
La crisi economica e militare
La crisi economica – dovuta al dilagare della peste bubbonica (la prima nella storia del Mediterrraneo) – e militare – dovuta all’aggressione dei nemici esterni (i Parti in Oriente e i Germani, nell’Europa centrale) si aggravava di giorno in giorno. Eppure Commodo abbandonò a se stessa l’amministrazione dello Stato, dedicandosi più che altro al culto della sua persona.
Questi atteggiamenti gli alienarono le simpatie dell’aristocrazia senatorie e degli ambienti altolocati delle province, causando ripetute congiure, fallite contro di lui, puntualmente seguite da esecuzioni capitali e confische… fino a quella del 31 dicembre del 192.
La morte dell’imperatore Commodo
Il 31 dicembre del 192, Commodo fu assassinato in un complotto di alcuni senatori e della sua concubina Marcia, per mano del suo maestro di lotta, l’ex gladiatore Narcisso.
Ebbe così fine la dinastia degli Antonini (che era iniziata nel 117 con Antonino il Pio).
Il senato lo sottopose alla damnatio memoriae.
I successori di Commodo
Il successore di Commodo, Pertinace, designato dal Senato, fu imperatore per meno di tre mesi. Figlio di un liberto, Pertinace aveva fatto carriera sino a diventare prefetto dell’Urbe.
Pertinace cercò di mettere ordine nelle dissestate finanze pubbliche. I pretoriani lo presero allora a malvolere e lo eliminarono e acclamarono al suo posto Didio Giuliano, un senatore milanese che aveva promesso loro un generoso donativo.
Le province, tuttavia, cercarono di imporre alla guida dell’Impero personaggi in grado di rappresentare le loro esigenze. E così, le province orientali proclamarono il governatore di Siria, Pescennio Nigro; quelle occidentali il governatore della Britannia, Clodio Albino; quelle danubiane Settimio Severo, governatore della Pannonia. L’esercito tornava così ad avere un ruolo determinante nella nomina del principe.
Nel giro di poco tempo fu proprio Settimio Severo a impadronirsi del potere, dopo aver sconfitto i rivali con le armi. Continua nel prossimo articolo La dinastia dei Severi, 193-235 d.C.