Il Concilio di Basilea fu convocato da papa Martino V poco prima di morire. Fu quindi aperto dal suo successore, papa Eugenio IV, il 23 luglio 1431. Si svolse in più sedi: prima a Basilea, poi a Ferrara, a Firenze e infine a Roma, dove si chiuse nel 1445.
L’intento era quello di proseguire l’opera del Concilio di Costanza:
- trattare l’unione con la Chiesa ortodossa;
- estirpare l’eresia hussita;
- riformare la Chiesa;
e, in più, sancire la superiorità del Concilio sul pontefice (conciliarismo).
Il tentativo di limitare le prerogative del papa e di privarlo delle cospicue rendite (annate) ebbe come conseguenza la rottura con Roma nel 1438 (il “piccolo scisma d’Occidente“).
Il papa aveva intanto convocato il nuovo concilio a Ferrara per l’unione con i Greci. I padri di Basilea, presieduti dal cardinale Louis Aleman, deposero allora Eugenio IV (25 gennaio 1439) ed elessero Amedeo VIII di Savoia, che divenne l’antipapa Felice V.
Ma nel 1442 Felice V abbandonò Basilea e nel 1449 abdicò. Il concilio allora preferì sciogliersi, dopo aver eletto papa Niccolò V che in realtà già regnava in maniera legittima dal marzo 1447.
Il Concilio di Basilea votò tra l’altro i decreti che consacravano i privilegi della Chiesa francese, ratificati da Carlo VII nella Prammatica sanzione di Bourges nel 1438, carta fondamentale della chiesa anglicana.