Conseguenze prima guerra mondiale politiche e sociali in Italia, in Europa e negli Stati Uniti furono assai gravi.
Conseguenze politiche della Prima guerra mondiale
Scomparvero i tre imperi: tedesco, austriaco e ottomano; di conseguenza nacquero numerosi nuovi Stati.
In particolare:
- Germania. Subì un forte ridimensionamento del territorio, perdendo l’Alsazia e la Lorena, ritornata alla Francia come prima del 1870. Cedette altri territori a nord alla Danimarca e a est alla Polonia. Complessivamente la Germania perse circa 70 mila km² e 6 milioni di abitanti. Nel Paese si diffuse un clima di disperazione e di rabbia, di cui Hitler e il Nazismo seppero abilmente approfittare.
- Impero austro-ungarico. Sia l’Austria sia l’Ungheria divennero delle repubbliche. Il secolare Impero asburgico era crollato.
- Impero ottomano. Già fortemente indebolito e ridimensionato nel territorio dalle guerre balcaniche (1911-12), crollò definitivamente e nacque la Repubblica turca dopo la rivolta nazionalista capeggiata da Kemal Atatürk.
- Italia. Il Regno d’Italia ottenne il Trentino, l’Alto Adige e l’Istria, ma non i territori promessi dal Patto di Londra in Albania e in Dalmazia. Si alimentò così il mito della “vittoria mutilata“, che portò D’Annunzio all’occupazione di Fiume (1919-1920).
- Albania e Bulgaria. L’Albania diventò indipendente dall’Impero ottomano e si trasformò successivamente in un regno. La Bulgaria divenne una repubblica indipendente.
- Iugoslavia. Nacque un nuovo regno per volontà della Serbia, formato da Slovenia, Croazia, Dalmazia, Bosnia, Erzegovina e Montenegro.
- Cecoslovacchia. Sui resti dell’Impero austriaco nacque un nuovo stato indipendente repubblicano, formato dai territori di Boemia, Moravia e Slovacchia.
- Repubbliche baltiche. Nacquero nuovi Stati indipendenti sottratti al territorio dell’Impero russo: Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania.
Conseguenze sociali della Prima guerra mondiale
La Prima guerra mondiale causò dieci milioni di morti e più di 20 mila di feriti e mutilati.
Un grosso problema era poi costituito dai reduci che, una volta tornati a casa, faticarono parecchio a tornare alla normalità e a reinserirsi nella società. In queste situazioni si affermarono nuovi movimenti politici caratterizzati da programmi semplici e ad effetto, che facevano molta presa sui cittadini in difficoltà e bisognosi di sentirsi sicuri e protetti.
Un’altra enorme conseguenza riguardò i mutamenti nella vita sociale:
- l’espansione dell’industria bellica aveva determinato uno spostamento massiccio dalle campagne alle città, soprattutto di giovani. Il distacco dal nucleo familiare, l’assenza dei capifamiglia avevano provocato mutamenti profondi nella mentalità e nelle abitudini delle giovani generazioni;
- un’altra forte trasformazione riguardò il ruolo delle donne. Nelle famiglie, ma anche nei campi, nelle fabbriche, negli uffici le donne presero il posto degli uomini arruolati nell’esercito, assumendo responsabilità e compiti inediti. La disponibilità economica e la consapevolezza delle proprie capacità trasformarono l’immagine stessa della donna e i suoi comportamenti, che divennero più liberi;
- questo processo di emancipazione ebbe come conseguenza anche un parziale riconoscimento sul piano del diritto di voto, riconosciuto nel 1918 in Gran Bretagna; nel 1919 in Germania; nel 1920 negli Stati Uniti.
Conseguenze economiche
L’Europa era in piena crisi economica: l’inflazione (cioè la svalutazione del potere d’acquisto della moneta) aumentava la povertà dei singoli cittadini; la guerra aveva prosciugato tutte le ricchezze e le risorse; inoltre per riconvertire l’industria di guerra servivano capitali, che i paesi europei avevano difficoltà a reperire.
Solo gli Stati Uniti conobbero uno sviluppo economico senza precedenti, che però risultò illusorio. Il 24 ottobre 1929 il crollo della Borsa di New York segnò infatti l’inizio di una drammatica crisi economica che gettò sul lastrico molti lavoratori e molte famiglie.
Questa crisi ebbe ripercussioni in tutto il mondo. Nel 1932 il nuovo presidente Franklin D. Roosevelt lanciò il prgetto del New Deal, un nuovo corso della politica economica basato sull’intervento più diretto dello Stato nella gestione dell’economia. Grazie a questo intervento vi furono i primi segnali di ripresa.