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Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini riassunto e analisi

Conversazione in Sicilia è considerato l’opera di maggior rilievo di Elio Vittorini. È un romanzo fortemente allegorico. Uscì a puntate sulla rivista «Letteratura» fra il 1937 e il 1939 e pubblicato in volume nel 1941 da Bompiani.

Elio Vittorini Conversazione in Sicilia riassunto e trama

Il protagonista e io-narrante del romanzo, Silvestro Ferrauto, tipografo a Milano, intraprende un viaggio verso la natìa Sicilia, da cui è partito 15 anni prima, dopo aver ricevuto una lettera dal padre, che lo informa di aver lasciato la madre per seguire un’altra donna.

Il viaggio è ricco di esperienze e di incontri che incominciano a smuovere Silvestro dalla sua apatia. Fra i numerosi compagni del suo lungo viaggio notturno in treno verso la Sicilia, uno lo colpisce in particolare: il misterioso Gran Lombardo, che si presenta come il re di una fiaba (un padrone di terre con tre belle figlie femmine, proprietario di un cavallo «alto e fiero») e offre una soluzione agli «astratti furori» e alla crisi d’inerzia che agitano Silvestro addittandogli «altri doveri», più alti, verso gli uomini.

Giunto a casa, ritrova la madre Concezione, «alta» e orgogliosa nella sua nuova veste di infermiera: per vivere, infatti, fa iniezioni ai malati di malaria e tisi del paese.

Silvestro la accompagna nel suo giro quotidiano per le iniezioni in varie case del paese e ha l’occasione di constatare una realtà fatta di malattia, miseria e disperata rassegnazione.

Davanti a questa umanità «offesa», Silvestro comincia a riflettere e a domandarsi se non siano «più genere umano» i sofferenti e i poveri, in quanto serbano in sé una maggiore autenticità.

Nel suo unico giorno di permanenza in paese, Silvestro ha modo di dialogare con altri siciliani, tra i quali l’arrotino Calogero, il «panniere» Porfirio, il locandiere Colombo ed Ezechiele. Il tema della loro conversazione è l’umanità offesa e tutti loro forniscono risposte diverse all’ansia di giustizia e di riscatto di Silvestro.

A notte inoltrata, rientrando verso casa, Silvestro, reso inerme dal vino, nei pressi del cimitero incontra e parla persino con l’ombra del fratello Liborio, ucciso nella guerra di Spagna, dove era andato come volontario, anche lui condannato a sostenere nella storia la sua parte di «offeso».

Rientrato a casa, Silvestro parla alla madre del fratello morto a lui apparso. Vuole persuaderla che è stata fortunata ad avere avuto come figlio un eroe; lei però ricorda il figlio morto solo come un «povero ragazzo» e rifiuta di ritenersi privilegiata per la sua morte.

Allora Silvestro le ricorda Cornelia, madre dei fratelli Gracchi, resa famosa dai figli. Ma lei ostinata continua a restare con il ricordo al momento dell’infanzia dei figli.

A questo punto Silvestro esce, accende una sigaretta e incomincia a piangere. Gli pare che tutti i sofferenti del mondo lo seguano. Si trova nella piazza del paese, dove è innalzato il monumento ai caduti, rappresentato da una donna nuda in bronzo. Qui incontra gli altri personaggi del romanzo.

Mentre Silvestro cerca di dimostrare loro che i caduti non appartengono al mondo, ma alla storia e alla gloria, viene interrotto da una voce misteriosa: è il soldato morto, Liborio, che in lui dice «ehm!». Tutti capiscono la sua parola misteriosa, che rinvia non al mondo della storia o della gloria, ma a quello del dolore.

Tornato a casa, Silvestro vi incontra il padre, che all’inizio della storia aveva abbandonato la moglie, a cui non rivolge nemmeno un saluto.

La madre, che ancora stava pensando al precedente dialogo, osserva, a proposito di Cornelia, che «Non fu sul campo che morirono i suoi Gracchi», cioè non su un campo di battaglia, ma nella lotta in difesa dei diritti della plebe. Dunque l’accostamento tra lei e Cornelia non è valido.

Silvestro ora è pronto a ripartire animato dalla coscienza di «nuovi doveri» e dalla volontà di adempiervi, perché le offese del mondo vengano riscattate.

Elio Vittorini Conversazione in Sicilia analisi

Il romanzo è diviso in cinque parti e l’epilogo e conta 49 capitoli.

Silvestro elabora una teoria secondo la quale il genere umano si divide in due: «uno perseguita e uno è perseguitato; e genere umano non è tutto il genere umano ma quello soltanto del perseguitato».

Per Elio Vittorini sono gli “offesi”, gli ultimi della scala sociale, a essere portatori della vera virtù, e incita ogni uomo che si sente oppresso e umiliato a non essere a sua volta “oppressore” bensì a condividere le sofferenze altrui.

Nell’ultima parte del romanzo, il protagonista constata amaramente che nel mondo l’ingiustizia e la sofferenza sono una realtà ineliminabile. In particolare, gli sembra che suo fratello Liborio, morto nella guerra di Spagna, assommi in sé il dolore e la disperazione di tutti coloro che si sono sacrificati per scopi ingiusti a causa della volontà di potere dei loro capi.

La scrittura si avvicina alla composizione poetica per le scelte linguistiche e per le intuizioni espressive: frequenti frasi ripetute, tono solenne e lapidario.

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