Coriolano vissuto nel V secolo a.C. fu un grande protagonista della guerra contro i Volsci. Il suo nome era Gneo Marcio. Era stato soprannominato Coriolano perché aveva dato un contributo determinante alla presa della città di Corìoli, occupata dai Volsci, a sud di Roma, nel 493 a.C.
Ma Coriolano era soprattutto un patrizio e cercò in tutti i modi di contrastare le concessioni che i plebei stavano ottenendo.
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Fu però sconfitto e, abbandonato anche dagli altri patrizi, dovette andare in esilio.
Per vendetta contro Roma, che era stata ingrata con lui, si pose al servizio dei Volsci, che lo accolsero nonostante fosse stato il promotore della loro sconfitta.
Coriolano guidò i Volsci a importanti vittorie contro Roma. In poche settimane infatti conquistarono molti territori a sud di Roma, inclusa Corìoli.
Roma mandò prima gli ambasciatori e poi i sacerdoti a trattare con Coriolano, che intanto aveva iniziato a marciare contro Roma, ma fu tutto inutile.
Al campo dei Volsci si recarono allora sua madre Veturia e sua moglie Volumnia con i due figlioletti, accompagnate da un gran numero di donne.
La madre disse al figlio: «Dunque, se non ti avessi partorito, oggi Roma non correrebbe pericoli; se non avessi un figlio, sarei morta libera in una patria libera!».
Coriolano allora si commosse e cedette; pertanto ordinò ai Volsci di ritirarsi.
Furono le donne romane quindi a salvare Roma e per ringraziarle Roma eresse un tempio dedicato alla Fortuna Muliebris.
Cosa accadde poi a Coriolano?
Secondo Plutarco, i Volsci lo assassinarono perché risentiti per il suo tradimento e la mancata conquista di Roma. Invece, secondo Tito Livio, che segue la versione di Fabio Pittore, storico latino del III secolo a.C., Coriolano sarebbe morto di vecchiaia in esilio.