Il coro greco nella tragedia classica era composto da un gruppo di attori, detti coreuti. I coreuti, spostandosi nell’orchestra, eseguivano evoluzioni di danza e/o parti cantate. I coreuti erano guidati dal corifeo, ossia il capocoro. Al corifeo erano anche assegnate battute di dialogo con i protagonisti della vicenda.
A volte il canto era accompagnato dalla khitara, dall’aulós e da tamburelli. La khitara (o citara) era uno strumento a corda; l’aulós invece era uno strumento a canna doppia che imitava il suono del lamento umano.
Il coro nella tragedia greca costituiva un personaggio collettivo, per esempio gli anziani o le donne della città. Aveva la funzione di spiegare l’antefatto e di mediare tra le figure del dramma e gli spettatori.
L’entrata in scena del coro costituiva originariamente il momento iniziale della tragedia; il coro arrivava attraverso i corridoi laterali (párodoi) e si disponeva al centro dell’orchestra, per intonare all’unisono un canto accompagnato da movimenti di danza.
Solo dopo l’entrata del coro iniziava a dispiegarsi l’azione scenica vera e propria, attraverso tre o più episodi recitati (ma spesso con sezioni cantate) dagli attori che entravano successivamente sulla scena. Nel dialogo interveniva anche il coro, generalmente solo con brevi batutte di commento affidate al corifeo, ossia il capocoro.
Dopo la fine dell’episodio gli attori uscivano di scena; il coro greco riprendeva allora la sua funzione di protagonista, cantando una più o meno estesa melodia corale.
Il coro greco indossava vesti sontuose che costituivano uno degli elementi spettacolari cui era affidato il successo del dramma e da cui il pubblico valutava la generosità del corego, cioè il ricco cittadino chiamato dalla polis ad assumere la responsabilità e le spese di allestimento dell’intera rappresentazione drammatica.
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