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Cosimo de’ Medici, fondatore della Signoria di Firenze

Cosimo de’ Medici detto poi Cosimo il Vecchio (per distinguerlo dai suoi successori che avrebbero portato lo stesso nome) nacque a Firenze, il 27 settembre 1389. Da suo padre, Cosimo di Bicci de’ Medici, ereditò non solo la fortuna creata con l’attività bancaria ma anche un acume politico che gli permise di ascendere al potere e di esercitarlo per trent’anni, dal 1434 al 1464, ponendo in atto un’oligarchia ristretta.

Alla morte del padre, nel 1429, Cosimo de Medici prese le redini della banca, il Banco dei Medici istituito nel 1397 da suo padre Cosimo di Bicci de’ Medici. Nel 1433, Cosimo fu condannato a dieci anni di esilio perché considerato il capo dell’opposizione dell’oligarchia dominante, guidata dal suo acerrimo nemico Rinaldo degli Albizi. Ma la sua immensa ricchezza, unita all’appoggio del popolo e di alcune famiglie potenti, fu la carta vincente con cui nel 1434 riuscì a rientrare a Firenze, sconfiggere i suoi nemici e a impadronirsi del potere: un potere che assomigliava molto a una Signoria, anche se Cosimo si guardò bene dal farsi chiamare “signore”.

Cosimo de’ Medici comprese infatti che i suoi concittadini erano troppo attaccati alla vecchia tradizione repubblicana per rinunciarvi senza pentimenti. Pertanto Cosimo non introdusse modifiche istituzionali né assunse cariche eccezionali, ma esercitò un ferreo controllo di fatto sulla vita politica della città, collocando uomini di sua fiducia nei posti chiave e agendo in modo spregiudicato sui meccanismi elettorali.

Oltre che un politico, Cosimo dei Medici fu abilissimo negli affari. Aprì filiali a Roma, Venezia, Milano, Lione, Bruges e Londra; costruì una flotta a Pisa; guadagnò cifre incredibili sia con l’attività bancaria che con il commercio della lana e dell’allume. Le filiali trattavano ogni sorta di mercanzia: sete, broccati d’oro e d’argento, gioielli, pepe, zenzero, zucchero, agrumi, olio, cavalli, opere d’arte e manoscritti preziosi.

Come oramai si cominciava a fare dappertutto, Cosimo investì grandi somme di denaro in proprietà immobiliari; tra l’altro si fece costruire una nuova e più prestigiosa residenza in via Larga (oggi via Cavour), nota come Palazzo Medici-Riccardi, perché acquistata qualche secolo dopo dall’omonima famiglia.

Fu Cosimo dei Medici a dare inizio all’attività di mecenate, commissionando la Chiesa di San Lorenzo all’architetto Filippo Brunelleschi, che cominciava allora a costruire la cupola di Santa Maria del Fiore. Proteggeva anche Filippo Lippi, pittore e frate, che per Cosimo dipinse la Pala del Noviziato (1445 ca) per la Cappella in Santa Croce a Firenze.

Grande amico di Cosimo fu anche il frate Beato Angelico (1395-1455), che in quel periodo aveva cominciato a dipingere per diletto le pareti del Convento di San Marco, realizzando lo spettacolare ciclo della Crocifissione e della Trasfigurazione di Cristo.
Cosimo fondò nel convento di San Marco una biblioteca pubblica, la prima del mondo, anche se strettamente riservata alle persone colte.

Nel 1453 lasciò la direzione degli affari ai figli Piero il Gottoso e Giovanni avuti dalla moglie Contessina de’ Bardi (“Nannina”).

Il figlio Giovanni morì nel 1463, pochi mesi prima della morte del padre, avvenuta il 1° agosto 1464, rimasto fortemente colpito dalla perdita del figlio. Unica gioia degli ultimi tempi per Cosimo fu la presenza del giovane nipote Lorenzo, detto il Magnifico, del quale ammirava l’intelligenza e lo spirito.

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