Cristo si è fermato a Eboli libro di Carlo Levi, pubblicato da Einaudi nel 1945.
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Innanzitutto devi sapere che l’opera non è riconducibile a nessun filone tradizionale, perché risulta essere al tempo stesso autobiografia, reportage giornalistico e saggio politico e antropologico.
Il piemontese Carlo Levi (1902-1975) d’altronde era, insieme, scrittore e pittore, uomo politico e medico. Confinato dal regime fascista in un paese della Lucania (Basilicata), dove visse fra il 1935 e il 1936, dette testimonianza di questa sua esperienza qualche anno dopo, fra il 1943 e il 1944, scrivendo Cristo si è fermato a Eboli, pubblicato da Einaudi nel 1945.
Il libro, in cui viene rappresentato un mondo quasi preistorico, dal momento della pubblicazione ebbe un grande successo e venne tradotto ben presto in numerose lingue.
Servì a mostrare a un gran numero di lettori le precarie condizioni di vita dei contadini meridionali negli anni Trenta, abbandonati da uno Stato in cui essi non si riconoscevano, che imponeva, pretendeva e vessava. Ma il romanzo servì anche a mostrare la ricchezza dei suoi valori e delle sue tradizioni millenarie.
Cristo si è fermato a Eboli riassunto
Il romanzo si apre con il protagonista Carlo Levi che arriva ad Aliano (che nel libro prende il nome di Gagliano) accompagnato dal suo cane Barone e scortato da due carabinieri. È stato infatti confinato qui, in questo paese sperduto in provincia di Matera, tra i monti della Lucania, perché ritenuto oppositore del fascismo.
Inizialmente, va a vivere provvisoriamente in casa di una vedova. Tra le persone che conosce ci sono il podestà don Luigi Magalone; i due medici del paese, i dottore Gibilisco e Milillo; donna Caterina Magalone, sorella del podestà; don Giuseppe Trajella, il parroco del paese; il becchino, che lavora nel cimitero dove Levi trascorre molte ore della sua giornata dipingendo, sotto lo sguardo vigile di un carabiniere.
Poi si trasferisce in un’altra casa posta fuori il paese. Qui il protagonista si trova a proprio agio, perché lontano dagli sguardi inquisitori del podestà.
Levi assume come domestica Giulia Venere, madre di figli illegittimi, ritenuta una strega da tutti gli abitanti del paese («Sapeva curare le malattie con gli incantesimi, e perfino poteva far morire chi volesse, con la sola virtù di terribili formule»).
Diffusasi la notizia che il confinato è un medico, i contadini, che non ripongono alcuna fiducia nei due “medicaciucci”, come vengono chiamati in paese Gibilisco e Milillo, lo chiamano spesso per avere una consulenza medica. Carlo Levi all’inizio è riluttante, ma poi prende a interessarsi delle loro miserevoli condizioni di vita sia come medico che come uomo.
Con l’arrivo della primavera Levi riceve una lettera che gli comunica la morte di un parente e ottiene dalle autorità il permesso di tornare per alcuni giorni a Torino.
Egli vede ora la città con occhi diversi perché la realtà del Meridione lo ha profondamente cambiato. Ritorna quindi ben volentieri a Gagliano: qui lo attendono però alcune novità. Giulia non è più la sua domestica e don Trajella è stato cacciato per aver celebraato la Messa di Natale ubriaco o fingendosi tale.
La conquista dell’Etiopia gli riconsegna, in anticipo, la libertà. Tornato a Torino, Carlo Levi scrive questo libro sulla sua esperienza.
Perché il titolo Cristo si è fermato ad Eboli?
Il titolo “Cristo si è fermato a Eboli” fa riferimento al fatto che Aliano (Gagliano nella finzione letteraria), un piccolo paese dell’entroterra lucano, è talmente arretrato e devastato dalla povertà e dalla malaria, che nemmeno Gesù l’ha voluto raggiungere, fermandosi nell’ultima città toccata dalla ferrovia e quindi dalla civiltà: Eboli, appunto, città della campagna, in provincia di Potenza.