Crocifissione di Renato Guttuso, del 1941, olio su tela, 200×200 cm. Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna. Descrizione dell’opera. Riassunto di Storia dell’Arte per conoscere e memorizzare rapidamente.
Nel 1938 Ernesto Treccani (Milano 1920-2009) fonda la rivista “Corrente di Vita Giovanile”; attorno a essa si forma il gruppo di Corrente.
La rivista riunisce giovani intellettuali iscritti alle associazioni giovanili fasciste e personalità più sbilanciate verso posizioni liberali o marxiste. Malgrado la formazione eterogenea, il loro obiettivo è comune. Essi si oppongono alle più recenti scelte politiche del regime fascista, che portano all’alleanza con la Germania, alla promulgazione delle prime leggi razziali e, di fatto, alla partecipazione all’imminente conflitto (la Prima guerra mondiale).
Si propongono, invece, di promuovere la libertà culturale e di sviluppare un nuovo rapporto con la realtà.
Dal punto di vista artistico, le personalità che convergono attorno a Corrente si oppongono allo sterile classicismo del movimento Novecento (propugna il ritorno alla figurazione realistica e il recupero delle radici artistiche nel passato storico, soprattutto nella tradizione trecentesca e rinascimentale) per recuperare un dialogo con l’Europa e con la contemporaneità. Guardano all’Espressionismo, soprattutto a Van Gogh, a Ensor e alla pittura Fauve, ma anche al Realismo francese dell’Ottocento e al grande esempio picassiano di Guernica.
Lavorando attorno a temi attinti dall’iconografia religiosa, come la Deposizione e la Crocifissione, gli artisti di Corrente parlano del presente e del dramma della guerra. Coniugano impegno politico e rinnovamento linguistico.
Nel gruppo Corrente si annovera anche Renato Guttuso (Bagheria, 26 dicembre 1911 – Roma, 18 gennnaio 1987), autore di una celebre Crocifissione.
Crocifissione di Renato Guttuso, descrizione
Crocifissione di Renato Guttuso esprime la tragedia della guerra attraverso il tema sacro della crocifissione. Punto di riferimento sembra essere Guernica di Pablo Picasso, sia per la forza di opposizione che il dipinto esprime sia per la sua grande valenza comunicativa.
Il dipinto, che partecipò nel 1942 al Premio Bergamo, suscitò polemiche per il modo anticonvenzionale con cui è trattato il soggetto:
Cristo non è in primo piano, ma ha lo stesso rilievo dei due ladroni. Si distingue per il corpo nudo e vagamente erotico della Maddalena allungato lungo la croce (quest’ultima scelta valse all’autore l’appellativo di pictor diabolicus).
L’esasperazione del dolore è resa dai movimenti diagonali e divergenti, che danno un tono convulso alla rappresentazione, sottolineato dalla violenza dei colori, ma coerentemente accordati tra loro.
Il tavolo in primo piano (vedi immagine in alto), la cui prospettiva è “inversa”, imprime un improvviso senso di moto all’intera composizione.
L’affollarsi delle figure umane, schiacciate tra l’osservatore e il cupo paesaggio, dimostra come il realismo di Guttuso sia tutt’altro che razionale, ma sia pervaso di ansia e di grande carica espressiva.
Commenta Guttuso a questo proposito: «Questo è tempo di guerra e di massacri: Abissinia, gas, forche, decapitazioni, Spagna, altrove. Voglio dipingere questo supplizio come una scena d’oggi».