D-Day (ovvero Day-Day, il “Giorno dei Giorni”) è un’espressione in codice usata dai militari anglosassoni per indicare genericamente il giorno in cui è pianificato un attacco. Il D-Day 6 giugno 1944 il generale Dwight Eisenhower, con un’azione chiamata in codice “Operazione Overlord” (in inglese “signore supremo”), effettuò lo sbarco in Normandia (regione a nord-ovest della Francia), la più grande operazione anfibia della storia e una delle più massicce operazioni militari di sempre.
Il D-Day colse impreparate le truppe tedesche. Ai tedeschi venne infatti fatto credere che gli alleati fossero pronti a sbarcare altrove, nella regione di Calais vicino a Parigi, e in Norvegia partendo dalla Scozia. Invece, l’operazione venne progettata per la regione della Normandia (offriva ampie spiagge sabbiose facili da assaltare), molto più a ovest, quasi al confine con la Spagna.
Si trattava di un’operazione rischiosa, anche perché i tedeschi avevano munito tutta la zona costiera con imponenti fortificazioni difensive (il cosiddetto vallo atlantico, che andava dai Pirenei alla Norvegia).
Per attuare il piano furono necessari un lungo lavoro di preparazione (comprese azioni di depistaggio e di sabotamento condotte insieme ai partigiani francesi) e un eccezionale spiegamento di mezzi.
La resistenza tedesca fu molto accanita, ma gli attaccanti riuscirono a far sbarcare in territorio francese, nelle successive quattro settimane, oltre un milione e mezzo di uomini.
I soldati americani, inglesi e canadesi dovettero combattere dal 6 giugno al 25 agosto 1944, allorché Parigi insorse, scacciò i tedeschi e accolse trionfalmente il generale Charles De Gaulle, che da Londra aveva coordinato la Resistenza francese, ovvero il movimento clandestino che boicottava con attentati le truppe di occupazione naziste.
Fu l’inizio della liberazione dell’Europa continentale dall’occupazione tedesca, durante la Seconda Guerra Mondiale.
La Battaglia di Normandia fu una delle più cruenti tra quelle combattute sul fronte occidentale: costò agli alleati più di 220.000 perdite tra morti, feriti e prigionieri.