Il colpo di grazia, in passato, veniva dato a un condannato come atto finale dell’esecuzione capitale o a un combattente a cui erano state inferte ferite letali.
In tali casi quindi era un atto di pietà, con cui si poneva fine alle sofferenze di qualcuno, che non doveva o poteva sopravvivere, allo scopo di evitargli una lenta agonia.
Prima che fossero inventate la armi da fuoco, il colpo di grazia veniva inferto con la misericordia, un pugnale lungo, sottile e robusto, tale da trapassare la corazza stessa.
Poi le situazioni che richiedevano questo intervento si esaurirono. Le esecuzioni capitali, infatti, almeno in Europa, furono abolite; per quanto riguarda le sofferenze dei feriti, esse furono alleviate con metodi sempre più efficaci e certo meno drastici di questo.
Così, se da un lato questa espressione perse il suo significato originale, dall’altro ne acquistò uno più esteso: quello di “colpo finale”, che si applica a qualunque avvenimento che sopraggiunga a far crollare una situazione già molto precaria, portandola alla completa rovina.