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De brevitate vitae capitolo 1 – Traduzione

De brevitate vitae capitolo 1 – Traduzione del capitolo 1 dell’opera che fa parte dei Dialoghi di Seneca.

De brevitate vitae capitolo 1 – Introduzione

L’opera è dedicata a Paolino, un alto funzionario imperiale, prefetto dell’annona. Forse si tratta di Pompeo Paolino, originario di Arles, padre di Paolina, la donna sposata in seconde nozze da Seneca.

Contrariamente a quanto affermato anche da importanti intellettuali, come Ippocrate, padre della scienza medica, e il filosofo Aristotele, non è vero che la natura ci ha concesso un tempo assai limitato: siamo noi a sprecarlo in attività inutili.

De brevitate vitae capitolo 1 – Traduzione

La maggior parte dei mortali, o Paolino, si lagna dell’ingenerosità della natura, perché siamo generati per un periodo troppo breve di tempo, perché questi intervalli di tempo concesso a noi scorrono così velocemente e così rapidamente, al punto che, se si fa eccezione per pochissimi, la vita abbandona tutti gli altri proprio mentre si preparano ad affrontarla. E di questo male comune a tutti, come credono, non si lamentano soltanto la massa e il volgo sciocco: questo stato d’animo suscitò le lamentazioni anche degli uomini famosi. Da ciò deriva quell’esclamazione celebre del più grande fra i medici: “La vita è breve, l’arte (della medicina) è lunga”; da qui la controversia, niente affatto conveniente ad un uomo saggio, di Aristotele, che disputa con la natura: “Essa ha concesso agli animali un periodo di tempo tanto grande che vivono cinque o dieci generazioni l’uno, mentre all’uomo che è nato per tante e tanto grandi imprese, è fissata una fine ben più vicina”. Non abbiamo poco tempo ma ne abbiamo perso molto. Ci è stata data una vita abbastanza lunga e per il compimento di cose grandissime, se venisse spesa tutta bene; ma quando la si perde tra il lusso e la trascuratezza, quando non la si spende per nessuna cosa utile (positiva), quando infine ci costringe la necessità suprema, ci accorgiamo che è già passata essa che non capivamo che stesse passando. È così: non riceviamo una vita breve, ma l’abbiamo resa (tale), e non siamo poveri di essa ma generosi. Come ricchezze notevoli e regali, quando sono giunte a un cattivo padrone, in un attimo vengono dissipate, ma, sebbene modeste, se sono state consegnate ad un buon amministratore (custode), crescono con l’uso, così la nostra vita dura molto di più per chi la dispone bene.

 

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