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De consolatione philosophiae, Boezio, riassunto

De consolatione philosophiae, La consolazione della filosofia, è il capolavoro di Severino Boezio (480-524 d.C.), scritto in prigione in attesa dell’esecuzione, dopo che il re ostrogoto Teodorico lo aveva condannato.

Chi è Severino Boezio, autore del De consolatione philosophiae?

Anicio Manlio Severino Boezio, noto come Severino Boezio o anche solo Boezio, nacque a Roma intorno al 480. Rimase orfano all’età di sette anni e fu allevato da una famiglia aristocratica di Roma. Parlava il greco e aveva un’estesa conoscenza della letteratura latina e greca e della filosofia. Dedicò la propria vita alla traduzione e al commento di testi greci, soprattutto delle opere aristoteliche sulla logica.

Fu per un lungo periodo primo consigliere del re ostrogoto Teodorico, a quel tempo padrone dell’Italia. Per un approfondimento leggi Teodorico e gli ostrogoti in Italia.

Imprigionato a Pavia con l’accusa di congiurare contro il re, Boezio venne poi messo a morte nel 524. È appunto durante la prigionia che Boezio scrive il De consolatione.

De consolatione philosophiae riassunto e spiegazione

È un testo in prosa e in versi nel quale egli immagina che una donna, vecchia ma sempre bellissima, appaia nella sua cella a consolarlo delle sue sofferenze. Questa donna rappresenta la filosofia e con lei Boezio intessa una lunga conversazione. Soprattutto si chiede in cosa consista la vera felicità dell’uomo e la donna gli risponde che la felicità non sta nel raggiungere beni su questa terra, ricchezze, onori, potere. Il destino dell’uomo è nell’aldilà e la gioia vera sta solo in Dio, il Sommo Bene.

Occorre quindi per essere felici volgere il proprio sguardo a Dio e offrire a lui la vita. Coloro invece che, compiendo il male, pensano di essere felici su questa terra, si sbagliano; in realtà non lo sono veramente, in quanto, seguendo il male, si abbruttiscono e degradano la loro natura.

Forte di questa scoperta dovuta alla filosofia Severino Boezio poté affrontare fiducioso la dura prigionia e successivamente la morte che avvenne, con tutta probabilità, nell’ottobre del 524.

La sua opera non morì con lui. Il suo testo ottenne un grande successo e divenne uno dei libri più conosciuti e amati del Medioevo e di tutta la storia della filosofia. Dante Alighieri lo cita varie volte nella Divina Commedia e anche nel Convivio, dove afferma (II, 12) di averne inziato la lettura quando, dopo la morte di Beatrice, si era avviato agli studi filosofici. Lo include fra gli spirti sapienti del IV cielo del Sole (Paradiso X, 124-126).

Cosa ha scritto Boezio?

Non meno importanti sono anche altre opere di Boezio, come il De institutione musica e la Institutio arithmetica, parti di un progetto enciclopedico che doveva abbracciare tutto lo scibile.

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