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Dictatus papae di Gregorio VII

Il Dictatus papae (“Il Dettato del papa” o “I dettami del papa”) è il famoso documento emanato da papa Gregorio VII nel febbraio del 1075. In esso il pontefice affermò la superiorità del Papato sull’Impero. Nel documento infatti si dichiarava che l’autorità del pontefice, derivando direttamente da Dio, era non solo universale, ma superiore a qualsiasi autorità terrena; che il papa aveva il potere di deporre re e imperatori; che solo il papa poteva nominare e rimuovere i vescovi.

Che cosa afferma il Dictatus papae?

Il Dictatus papae di Gregorio VII si presenta come un insieme di 27 schematiche affermazioni.

Il documento esordisce con la chiara affermazione che la Chiesa ha un fondamento divino, da cui discendono una serie di conseguenze che stabiliscono il primato dell’istituzione ecclesiastica su tutte le altre.

In particolare è ribadita la superiorità del papa rispetto al potere dell’imperatore. Il pontefice ha il potere assoluto, in quanto derivatogli da Dio, di deporre l’imperatore e di sciogliere quindi i suoi sudditi dall’obbedienza. Inoltre si riafferma la figura del pontefice come centrale nell’ambito ecclesiastico; a lui spetta prendere decisioni interne alla Chiesa senza dovere consultare alcuno.

Il papa conferma la sua superiorità sostenendo che non può essere sottoposto ad alcun giudizio terreno da qualunque parte provenga e che tutte le questioni più rilevanti di tipo giurisdizionale nella Chiesa fanno capo al suo indiscutibile giudizio.

Sulla base del fondamento della Sacra Scrittura si afferma l’infallibilità della Chiesa romana. Inoltre il documento fa intendere che non c’è salvezza al di fuori della Chiesa cattolica.

Come rispose Enrico IV al Dictatus papae?

Enrico IV di Franconia, l’imperatore in carica, reagì al Dictatus papae, in modo duro. Convinto di aver ricevuto da Dio un potere universale e non subordinato a quello del papa, l’imperatore continuò come prima a nominare ecclesiastici e addirittura persuase i vescovi tedeschi a lui fedeli a eleggere un altro papa al posto di Gregorio VII. Il pontefice allora lo scomunicò. A quel tempo la scomunica di un re o di un imperatore scioglieva i sudditi dall’obbligo di fedeltà, perciò Enrico IV decise di chiedere il perdono della Chiesa (è l’episodio passato alla storia come l’Umiliazione di Canossa). Il pontefice glielo concesse, ma il conflitto tra Papato e Impero, detto lotta per le investiture, continuò ancora per molti anni e si concluse soltanto nel 1122 con il Concordato di Worms.

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