Quali sono state le tappe dei diritti delle donne in Italia: dal diritto di voto al divorzio, dal matrimonio riparatore al Codice rosso.
Le tappe dei diritti delle donne in Italia
Diritto di voto attivo e passivo – 1945-1946
Nel 1945, per la prima volta, un decreto consentì alle donne di almeno 21 anni (maggiorenni) di votare alle prime elezioni amministrative post belliche. L’anno successivo venne loro concesso anche l’elettorato passivo, ossia le donne con più di 25 anni potevano presentarsi alle elezioni ed essere votate. Il 2 giugno 1946 le donne votarono al referendum istituzionale. Il 25 giugno 1946 si riunì per la prima volta l’Assemblea Costituente e 21 donne, conosciute come “madri costituenti“, entrarono a far parte di quel gruppo di eletti che potevano sedere ufficialmente nell’Assemblea Costituente.
Accesso agli impieghi pubblici – 1963
Soltanto nel 1963, con la legge n. 66, il Parlamento italiano ammise la donna “ai pubblici uffici e alle professioni”; la donna poté così accedere a tutte le cariche, professioni e impieghi pubblici, compresa la Magistratura.
Divorzio – 1970
La legge sul divorzio in Italia fu introdotta il 1° dicembre 1970. Qualche anno dopo, nel 1974, un movimento politico cercò di abrogare la legge sul divorzio indicendo un referendum abrogativo, dal quale però emerse la volontà della maggioranza della popolazione italiana di mantenere la legge in vigore.
Riforma del diritto di famiglia – 1975
Nel 1975 il Parlamento italiano con la legge n. 151 approvò la riforma del nuovo diritto di famiglia, con la quale veniva riconosciuta la completa parità tra donna e uomo all’interrno della famiglia. La riforma prevedeva: il passaggio dalla potestà del marito (patriarcale) alla potestà condivisa da entrambi i coniugi (la cosiddetta “responsabilità genitoriale“); l’eguaglianza tra coniugi (si passa dalla potestà maritale all’eguaglianza tra coniugi); il regime patrimoniale della famiglia (separazione dei beni o comunione legale / convenzionale); la revisione delle norme sulla separazione personale dei coniugi (il tradimento del marito poteva essere causa legittima di separazione).
Aborto – 1978
Nel 1978 furono approvate le norme per la “tutela sociale della maternità e l’interruzione volontaria della gravidanza” con la legge n. 194 / 1978 che consentiva alla donna, nei casi previsti dalla legge, di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza (in una struttura pubblica nei primi 90 giorni di gestazione, mentre tra il quarto e il quinto mese vi si poteva ricorrere solo per motivi terapeutici). Prima di allora l’interruzione volontaria di gravidanza era considerata reato dal Codice Penale italiano, che la puniva con la reclusione da due a cinque anni, comminati sia all’esecutore dell’aborto sia alla donna stessa.
Abolizione del delitto d’onore e del matrimonio riparatore – 1981
Fino agli anni Ottanta, il delitto d’onore consentiva una riduzione della pena a chi uccideva la moglie, la figlia o la sorella solo per difendere “l’onor suo o della famiglia”. Nel 1981 venne abrogata questa parte di legge. Nello stesso anno fu abolito anche l’istituto del matrimonio riparatore, che prevedeva la possibilità per uno stupratore di evitare la condanna se avesse sposato la sua vittima. Una pratica che voleva salvare “l’onore della famiglia” perché la violenza carnale era considerata un reato non contro la persona abusata (cioè contro la donna in carne e ossa) ma contro la morale.
Forze armate – 1999
Il 20 ottobre del 1999 con la legge n. 380 l’Italia apre le forze armate al reclutamento femminile. Il nostro è stato l’ultimo Paese membro della NATO a consentire l’ingresso delle donne nelle forze armate.
Parità sul lavoro – 2010
Con il D. L. n. 5 del 25 gennaio 2010, si rafforza il diritto delle lavoratrici a percepire, a parità di condizioni, la stessa retribuzione dei colleghi maschi; viene rivista la normativa vigente sul congedo parentale per incentivare il ritorno della donna al lavoro dopo la gravidanza; sono introdotti incentivi per promuovere l’imprenditoria femminile, sanzioni contro le molestie sessuali, disparità di trattamento sul lavoro.
Quote rosa nei consigli di amministrazione – 2011
Con la legge n. 120 del 12 luglio 2011 s’introduce la disposizione in base alla quale gli statuti delle società quotate in borsa dovranno prevedere che la ripartizione degli amministratori da eleggere sia effettuata in base a un criterio che assicuri l’equilibrio tra i generi.
Stalking (2009), violenza sulle donne (2013), Codice rosso (2019)
Nel 2009 con la legge n. 38 lo stalking – inteso come comportamento molesto, ossessivo, persecutorio – diventa reato. Nel 2013 viene poi approvato il decreto legge contro il femminicidio e la violenza sulle donne, che definisce per la prima volta il concetto di violenza domestica. Nel 2019 con la legge n. 69, conosciuta come Codice rosso, sono state inasprite le pene di diversi reati e sono state introdotte quattro nuove fattispecie di reato:
- diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti (revenge porn);
- deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti;
- costrizione o induzione al matrimonio;
- violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.
Codice rosso rafforzato – 2023
Si tratta di una nuova legge che rafforza le norme già contenute del Codice rosso del 2019 introducendo l’estensione delle misure cautelari anche alle persone accusate dei cosiddetti “reati spia” (indicatori di violenza in genere), per esempio percosse, minaccia grave, atti persecutori, violazione di domicilio. Inoltre, per tali reati è stato previsto il cosiddetto “ammonimento” con cui il questore può ritirare armi legalmente possedute dalla persona ammonita. Infine il giudice potrà imporre alla persona accusata di non avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla presunta vittima, con l’obbligo di mantenere una distanza di 500 metri, misura che può essere fatta rispettare con l’uso del braccialetto elettronico.