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Donazione di Sutri: che cosa stabiliva?

Con la Donazione di Sutri del 728 il re dei Longobardi Liutprando donò a papa Gregorio II il castello di Sutri, nel Ducato di Roma, territorio che seppure era governato dai Bizantini, era sotto il controllo del papa.

Questa donazione costituì il nucleo di quello che in seguito venne chiamato “Patrimonio di San Pietro”, cioè un territorio di cui il vescovo di Roma (cioè il Papa) era proprietario e amministratore.

Quindi, la Donazione di Sutri del 728 diede inizio al potere temporale dei papi, cioè il potere politico su un territorio e su un popolo.

Questo territorio andò nel tempo accrescendosi, grazie a successive donazioni, come pure crebbe il ruolo politico del papato.

Perché Liutprando fece la Donazione di Sutri al papa?

Nel 568 il re longobardo Alboino aveva varcato le Alpi e invaso la Pianura Padana. I Bizantini non erano riusciti a opporsi e l’Italia si trovò divisa in due: da una parte la Longobàrdia, con capitale Pavia, dall’altra la Romània, il territorio bizantino amministrato dall’esarca, con sede a Ravenna.

Mentre l’Italia bizantina si andava indebolendo, il regno longobardo si andava consolidando ed espandendo, soprattutto sotto il re Rotari (636-652) – ricordato per l’editto del 643, che ha preso il suo nome (Editto di Rotari) – e con il re Liutprando (712-744).

Il re Liutprando riuscì  occupare l’Esarcato (la zona intorno a Ravenna), la Pentapoli (le Marche) e penetrò nel Ducato romano occupando Sutri.

A questo punto però Liutprando dovette venire a patti con papa Gregorio II, della cui alleanza necessitava per potersi opporre ai Franchi e ai Bizantini, donandogli (o meglio restituendogli) la città di Sutri, vicino Viterbo.

Questo atto, apparentemente senza importanza, è noto come Donazione di Sutri, e costituì il primo nucleo del futuro Stato della Chiesa.

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