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Dubliners di Joyce (Gente di Dublino)

“Dubliners” (Gente di Dublino) di James Joyce: è una raccolta di 15 racconti pubblicata a Londra nel 1914 dallo scrittore irlandese.

«Ho inteso scrivere un capitolo della storia morale del mio paese» ha spiegato Joyce «ed ho scelto Dublino come ambientazione perché quella città mi sembrava costituire il centro della paralisi. Ho cercato di presentarla ad un pubblico indifferente sotto quattro aspetti: infanzia, adolescenza, maturità e vita pubblica. I racconti sono disposti in tale ordine». Estratto di una lettera del 5 maggio 1906 scritta da Joyce al suo editore Grant Richards.

 

Dubliners di Joyce – Racconti dell’infanzia

Nei racconti dell’infanzia un ragazzo narra in prima persona tre episodi:

  • i funerali di un prete morto misteriosamente (Le sorelle);
  • la fuga dalla scuola e l’incontro con un vecchio pervertito (Un incontro);
  • la scoperta di un meraviglioso bazar in cui non riesce a comprare un regalo perché è ora di chiusura (Arabia).

Nella parte che si riferisce all’infanzia, il tema principale è quello dell’evasione, voluta e mancata, verso mondi fantastici che si oppongono al grigiore della realtà, dove le apettative del protagonista sono sempre deluse.

 

Dubliners di Joyce – Racconti dell’adolescenza

Nella parte che si riferisce all’adolescenza invece i personaggi sono impotenti, imprigionati in situazioni da cui non sono capaci di fuggire, come in:

  • Eveline, una ragazza che conduce una vita troppo dura per la sua età. L’unica possibilità di fuggire dalla sua infelice vita è abbandonare l’Irlanda per seguire il fidanzato in Sudamerica. Ma, all’ultimo momento, al porto, si blocca, il terrore la travolge e non parte;
  • in Pensione di famiglia, il protagonista è costretto a uno squallido matrimonio per evitare uno scandalo.

 

Racconti della maturità

Nei racconti della maturità sono descritti vite inutili e figure di intellettuali sbiaditi e disillusi, come in Polvere e Un increscioso incidente.

 

Vita pubblica

L’ultima sezione di Dubliners di Joice è dedicata alla vita pubblica. Sono mostrate ironicamente:

  • la scena politica irlandese, Il giorno dell’edera;
  • un’ossessiva presenza materna, Una madre;
  • l’ambiguità delle istituzioni ecclesiastiche, La grazia.

I morti è il racconto che conclude il libro, in un’atmosfera raggelata e mortuaria, piena di amarezza. Il protagonista è Gabriel Conroy. Una sera, dopo essersi recato al ballo annuale con sua moglie, vede la moglie triste e le chiede cosa abbia. Lei all’inizio è riluttante, poi gli spiega che una canzone sentita quella sera le ha fatto ricordare un episodio della sua gioventù. All’età di diciasette anni si era innamorata di un ragazzo cagionevole di salute. Saputo che lei stava per partire per il collegio, la sera prima si recò sotto il suo balcone per salutarla sotto un grande acquazzone. Le disse che se lei fosse partita, lui non avrebbe più voluto vivere. Una settimana dopo il ragazzo morì e lei non si è mai data pace per l’accaduto. Gabriel realizza che in tutti quegli anni, la moglie non ha fatto altro che serbare nel cuore il ricordo di quell’amore.

Le epifanie

In questi 15 racconti che costituiscono l’opera, Joyce descrive in modo realistico fatti minimi, che accadono in squallidi interni di città. Ogni dettaglio rappresentato ha un forte valore simbolico, perché l’autore usa la tecnica delle epifanie: ci mostra cioè una situazione particolare che allude a un significato più vasto.

Così la narrazione di un frammento di vita insignificante, nel breve spazio di un racconto, serve a illuminare l’intera esistenza del personaggio e, di riflesso, la condizione della società irlandese. Lo scrittore è molto critico verso la società borghese e la Chiesa, colpevoli, a suo vedere, dell’immobilità spirituale dell’intera nazione.

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