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E quindi uscimmo a riveder le stelle significato

E quindi uscimmo a riveder le stelle è uno dei versi più celebri della Divina Commedia. Più precisamente è il verso 139 del canto XXXIV dell’Inferno, il verso conclusivo della prima cantica.

Cosa significa per Dante riveder le stelle?

Anche le altre due cantiche che compongono la Divina Commedia, Purgatorio e Paradiso, si chiudono con la stessa parola, «stelle», sul tentativo da parte di Dante di raggiungerle. Essa scandisce le fasi del cammino che il sommo poeta deve compiere per liberarsi dal peccato e giungere alla salvezza. Dante deve quindi prima comprendere le conseguenze negative del male e degli errori (Inferno), per poi intraprendere un cammino di purificazione che comporta sofferenze (Purgatorio), per giungere infine alla beatitudine (Paradiso).

Le fasi del cammino di Dante

L’inizio del viaggio

Il viaggio di Dante inizia in una selva oscura, un bosco molto fitto nei pressi di Gerusalemme dove il poeta si è smarrito. Proprio quando gli sembra di aver ritrovato la strada, tre fiere – una lupa, una lonza e un leone – gli sbarrano il passo.

Dante si sente perduto, ma ecco che gli appare un’ombra: è Virgilio, l’autore dell’Eneide, giunto in suo soccorso secondo il volere di tre donne celesti (Beatrice, la Vergine e Santa Lucia). La salvezza, però, potrà essere raggiunta solo dopo una forza sovrumana: il viaggio nei 3 regni dell’oltretomba.

La voragine infernale

Dante, pieno di timore, segue la sua guida e passa attraverso la porta dell’Inferno. Qui si trova immerso in un’atmosfera soffocante, cupa e disperata, dove risuonano i lamenti dei dannati e le imprecazioni delle creature demoniache che tormentano le anime perdute.

Dante e Virgilio percorrono la voragine infernale scendendo verso il centro della Terra; qui giunti, scavalcano l’enorme corpo di Lucifero aggrappandosi ai peli che ricoprono il suo corpo e, attraverso un oscuro percorso, giungono all’emisfero opposto dove, finalmente, si ritrovano all’aria aperta: «e quindi uscimmo a riveder le stelle» scrive Dante alla fine dell’Inferno. Dopo il viaggio terribile e spaventoso fra gli orrori e le tenebre dell’Inferno la volta celeste è il traguardo che conforta il cuore.

La montagna del Purgatorio

Ora Dante e Virgilio si trovano sulla spiaggia dell’isola su cui sorge la collina del Purgatorio. Al contrario dell’Inferno e del Paradiso, dove le anime risiedono per l’eternità, il Purgatorio è un regno di passaggio. Percorrendo le cornici concentriche di questa collina, infatti, le anime penitenti espiano i loro peccati sia fisicamente, con pene corporali, sia moralmente riflettendo sulle virtù che non praticarono in vita, per essere infine libere di ascendere al Paradiso. L’atmosfera, man mano che si sale, diventa più serena, perché si avvicina il momento della salvezza.

Giunti alla sommità, i due poeti entrano nel Paradiso terrestre, la «divina foresta spessa e viva», ricca di piante e fiori che non appassiscono mai. Qui Virgilio deve abbandonare Dante; ma subito appare Beatrice, sfolgorante nella sua luce di beata. Animato dalla serenità e dalla speranza verso il Paradiso, il poeta è ora puro e quindi pronto e degno di avvicinarsi alle stelle: «puro e disposto a salire le stelle».

I cieli del Paradiso

Guidato da Beatrice, Dante sale in Paradiso. È l’ultima meta del percorso: il regno della gioia sconfinata, dove tutto è immerso nell’amore divino che muove ogni parte dell’universo, persino le stelle. Qui, per intercessione di San Bernardo, Dante ottiene la forza necessaria a sostenere per un istante la vista di Dio che, come il poeta scrive alla fine del poema, è «l’Amor che move il sole e l’altre stelle».

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