Ebraismo, la religione ebraica. Riassunto: cos’è l’ebraismo, i precetti, la preghiera, l’osservanza del sabato, l’anno ebraico, il calendario ebraico, le tradizioni.
Cos’è l’ebraismo
L’ebraismo o religione ebraica è la prima religione monoteista della Storia. Si fonda sul testo della Bibbia. La Bibbia ebraica, a differenza della Bibbia cristiana, non comprende i Vangeli, perché l’ebraismo non riconosce la natura divina di Gesù.
Gli ebrei considerano la Bibbia ispirata direttamente da Dio. Essa contiene la storia dell’antico popolo ebraico e le leggi che i fedeli devono rispettare.
Il fondamento della religione ebraica risiede nell’alleanza tra Dio e il popolo d’Israele, fondata sull’impegno di fedeltà reciproco: alla benevolenza di Dio corrisponde il dovere degli uomini di osservare la legge divina (Torah).
La Torah è composta di un gran numero di precetti che segnano ogni momento e ogni atto della vita di un pio ebreo: norme alimentari, vita sessuale, norme sociali e morali ecc.
Il compito di interpretare la Bibbia e di insegnarla spetta ai rabbini, le guide religiose delle comunità ebraiche.
Ebraismo: i precetti
I rabbini hanno identificato in 613 precetti l’osservanza della Legge di Dio (Torah).
Precetti particolari riguardano l’alimentazione. L’alimentazione è regolata dalle “leggi del kashrut“, cioè le leggi della Torah che governano l’alimentazione kosher, termine che significa “adatto”.
Non tutte le carni sono “adatte” per l’alimentazione: sono permesse solo le carni degli animali ruminanti con gli zoccoli divisi, i volatili da cortile, i pesci con pinne e scaglie.
Cibarsi della carne di altri animali o uccelli o pesci non è permesso, è taref secondo il termine ebraico.
Gli animali devono essere macellati secondo un metodo particolare detto shechitah, che prevede la recisione delle arterie principali e l’eliminazione totale del sangue.
È inoltre fatto divieto di mescolare i latticini e la carne: quindi una casa dove si osserva l’alimentazione kosher utilizzerà stoviglie diverse per la carne e i suoi derivati e per i latticini e i cibi non animali.
Riguardo i divieti sessuali, non si ammette il piacere sessuale fine a se stesso (cioè non finalizzato alla procreazione), sono proibiti i rapporti fuori dal matrimonio, sono rifiutati l’omosessualità, la masturbazione e l’accoppiamento con gli animali.
L’aborto è condannato, salvo rare eccezioni come quando la vita e la salute della madre sono gravemente minacciate.
La contraccezione è generalmente proibita.
Ebraismo: la preghiera
Ogni singolo credente prega ogni giorno tre volte: sera (arvit), mattina (shachrit) e pomeriggio (minchah).
Durante la preghiera del mattino e per il servizio liturgico gli ebrei indossano lo scialle di preghiera detto tallith: un pezzo di stoffa rettangolare, di lana, con frange ai quattro angoli. Indossano inoltre, legati attorno al braccio sinistro e posti uno all’altezza del cuore e l’altro sulla fronte, i tefillin o “scatole di preghiera”, detti anche filatteri. Sono due scatoline di cuoio, con dei nastri, dentro cui, scritti su pergamena, sono racchiusi i passi biblici che ne impongono l’uso. Tale pratica ricorda che spirito e cuore, corpo e anima devono essere rivolti a Dio.
Durante la preghiera è importante la posizione del corpo: piedi uniti, mani giunte poste all’altezza del cuore, faccia rivolta a Gerusalemme e, in precisi momenti, un lieve inchinarsi del tronco.
Le preghiere principali, anche in sinagoga, sono lo Shema e la preghiera delle diciotto benedizioni detta Teffilla (cioè “preghiera per eccellenza”), chiamata anche Shemoneh Esreh.
Importante è anche la preghiera del Kaddish simile al Padre Nostro, la preghiera insegnata da Gesù.
La preghiera pubblica si svolge in sinagoga ogni sabato mattina e nelle feste. Perché la riunione sia giudicata regolare deve essere composta da almeno dieci ebrei maschi che abbiano compiuto tredici anni.
Durante le funzioni le donne sono divise dagli uomini e per loro è previsto un apposito luogo della sala detto matroneo, ma nelle sinagoghe liberali questa divisione non c’è più.
Luogo fondamentale della sinagoga è l’armadio, detto arca, nel quale sono riposti i rotoli della Torah. La sinagoga è anche luogo di studio e centro di vita comunitaria.
Ebraismo: l’osservanza del sabato
La settimana è scandita dal sabato (shabbat), l’ultimo giorno della settimana. Poiché la giornata comincia al tramonto, il venerdì sera la comunità si riunisce in sinagoga e dopo aver partecipato alla liturgia, al ritorno a casa la famiglia si riunisce attorno al tavolo per celebrare il pasto secondo un rito, durante il quale il capofamiglia benedice il vino e spezza il pane del sabato.
La giornata del sabato è dedicata alla preghiera, allo studio, alla meditazione e ogni attività lavorativa è sospesa.
Ebraismo: l’anno ebraico
L’anno ebraico è un anno lunare che conta dodici mesi di trenta e ventinove giorni. Ogni diciannove anni ci sono sette anni di tredici mesi.
Mesi ebraici | Calendario gregoriano |
Nissan | marzo-aprile |
Iyyar | aprile-maggio |
Sivan | maggio-giugno |
Tammuz | giugno-luglio |
Av | luglio-agosto |
Elul | agosto-settembre |
Tishri | settembre-ottobre |
Cheshvan | ottobre-novembre |
Kislev | novembre-dicembre |
Tevet | dicembre-gennaio |
Shevat | gennaio-febbraio |
Adar | febbraio-marzo |
2° Adar | soltanto negli anni di tredici mesi |
Ebraismo: il calendario ebraico
Gli ebrei calcolano gli anni seguendo la cronologia biblica che fa risalire l’inizio della Storia alla creazione di Adamo. Con un calcolo approssimativo si pone tale data nel 3760 a.C., precedendo di quasi quattromila anni l’inizio dell’era cristiana.
Giorni speciali del calendario ebraico sono le festività ebraiche.
Ebraismo: le tradizioni
Entro l’ottavo giorno dalla nascita a tutti i maschi viene praticata la circoncisione, segno dell’Alleanza con Dio. Per le bambine non è previsto nessun rito, ma una benedizione in sinagoga.
Il primo sabato dopo il tredicesimo compleanno viene celebrato per i maschi il Bar mitzvath: il ragazzo dopo aver letto la Torah in sinagoga, entra ufficialmente a far parte della comunità. Per le ragazze, nelle comunità riformate, a dodici anni si celebra il Bat mitzvah.
Il matrimonio è segnato da due momenti diversi: il kiddushin, il fidanzamento: lo sposo alla presenza di testimoni dona un anello alla sposa e dice: «Tu sei la mia sposa promessa attraverso quest’anello, secondo la legge di Mosé e d’Israele».
Il secondo momento è il matrimonio vero e proprio detto nisiun. Gli sposi in sinagoga, sotto un baldacchino detto chuppa, vengono benedetti. Durante la cerimonia lo sposo getta per terra un bicchiere per ricordare la distruzione del Tempio di Gerusalemme e la dispersione del popolo ebraico (diaspora).
Per quello che riguarda la morte i riti sono caratterizzati da grande dignità e gravità. L’ultima preghiera recitata è lo Shemà. Dopo il decesso i parenti si lacerano gli abiti (o, simbolicamente, una fascia). Gli ebrei ortodossi praticano la sepoltura, quelli riformati accettano anche la cremazione. Il lutto prosegue per un mese. Non c’è l’usanza di portare fiori sulle tombe, ma si pone in segno di ricordo una piccola pietra.