Quella di Eco e Narciso è un’infelice storia d’amore non corrisposto tra la ninfa Eco e il giovane Narciso.
Che cosa narra il mito di Eco e Narciso?
Narciso, figlio della ninfa Liriope e del dio del fiume Cefiso, era un ragazzo bellissimo che per vivere a lungo, come annunciato dall’indovino Tiresia, non avrebbe mai dovuto vedere l’immagine del suo viso.
Narciso crebbe e divenne un giovane bellissimo. A causa della sua bellezza, numerose fanciulle si innamoravano di lui, ma lui le rifiutava tutte. Tra di loro c’è anche la ninfa Eco, condannata dalla dea Era a ripetere solo l’ultima parte delle frasi che le venivano rivolte, come punizione per aver aiutato suo marito Zeus a tradirla. La giovane Eco doveva quindi accontentarsi di spiare da lontano Narciso.
Un giorno Narciso si allontanò dai suoi compagni e s’inoltrò in un bosco. Eco lo seguì decisa a manifestargli il suo amore. Ella cercò di chiamarlo, ma la voce non le veniva fuori; allora cominciò a fare più rumore che poteva, pestando il terreno, spezzando i rami, strappando le foglie. Narciso, sentendo i rumori, chiese chi c’era, perché si nascondeva: la povera Eco riusciva a ripetere solo l’ultima parola pronunciata dal giovane, che, credendo di essere preso in giro, scomparve tra gli alberi.
La ninfa Eco, respinta, si lasciò morire d’inedia. Ne rimasero le ossa e la voce che dà origine appunto al fenomeno acustico dell’eco.
Eco lanciò perciò contro Narciso una maledizione: chiese che si innamorasse di chi non poteva ricambiarlo; quindi Narciso, che mai si era visto in uno specchio, si innamorò di se stesso, riflettendosi in una pozza d’acqua. Per giorni e giorni rimase a specchiarsi senza mangiare e dormire, finché esausto e sfinito stramazzò per terra. La profezia di Tiresia si era dunque avverata: conoscendo se stesso, Narciso si era procurato la morte. Ma gli dèi generosi non lo abbandonarono: dal suo corpo, per ordine di Zeus, nacque uno splendido fiore dalla gialla corolla: il narciso.
