Editto di Saint Cloud emanato il 12 giugno 1804 da Napoleone Bonaparte con il titolo di “Decreto imperiale sulle Sepolture”. Il 5 settembre 1806 l’Editto venne esteso anche in Italia, allora sotto il dominio napoleonico, con il nome di “Editto della Polizia Medica”.
Cosa stabiliva l’editto di Saint Cloud?
L’editto napoleonico impose di seppellire le salme fuori dalle mura cittadine, in luoghi soleggiati e arieggiati. Fino ad allora infatti i cimiteri erano vicini alle chiese e, comunque, all’interno della cerchia cittadina.
Impose poi l’obbligo della sepoltura individuale, in sostituzione delle fosse comuni fino ad allora molto diffuse.
Stabilì inoltre i requisiti che dovevano avere le zone destinate a diventare cimiteri.
Rese infine obbligatoria la realizzazione di tombe tutte uguali, per evitare discriminazioni tra i defunti, in modo da essere consone allo spirito egualitario della Rivoluzione francese. I ricchi infatti costruivano monumenti funebri proporzionati alle loro disponibilità economiche, mentre i poveri erano seppelliti nelle fosse comuni. Tuttavia, per i defunti illustri c’era una commissione di magistrati per decidere se far scolpire sulla tomba un epitaffio.
Il decreto di Saint Cloud venne elaborato sia per motici igienici sia in base a idee di uguaglianza sociale almeno di fronte alla morte, per le quali i morti dovevano essere sepolti in cimiteri lontani dall’abitato e nessuna iscrizione o lapide doveva segnalare le tombe dei cittadini più illustri.
Editto di Saint Cloud Foscolo
Il provvedimento diede luogo in Italia ad accesi dibattiti tra gli intellettuali del tempo. Tra essi c’era Ugo Foscolo che si schierò contro la regolamentazione francese delle sepolture.
L’editto napoleonico offrì al poeta l’occasione per svolgere una densa meditazione filosofica sulla morte e sul significato dell’agire umano.
Nella sua opera I Sepolcri (1806), concepito come un’epistola (lettera) poetica al letterato e poeta Ippolito Pindemonte, con cui Foscolo aveva affrontato i problemi connessi all’applicazione in Italia del decreto napoleonico, specifica che se dal punto di vista razionale è indiscutibile che la morte determini la totale dissoluzione dell’essere, ad essa si può contrapporre l'”illusione” di una sopravvivenza del defunto nel ricordo dei vivi. La tomba è dunque l’emblema della memoria, garantita anche e soprattutto dalla poesia.
Per Foscolo, quindi, l’editto pur basandosi sul giusto principio dell’egualitarismo sociale, negava ai vivi l’illusione di poter mantenere un dialogo con i propri cari defunti attraverso la tomba e condannava inoltre all’anonimato uomini di grande valore e, come tali degni di essere emulati. Foscolo ricorda Machiavelli, Michelangelo, Galileo, Dante, Petrarca, Alfieri.