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Le edizioni dei Promessi Sposi e differenze

Le edizioni dei Promessi Sposi sono due, mentre sono tre le redazioni del romanzo capolavoro di Alessandro Manzoni. I Promessi Sposi ebbero dunque una lunga gestazione.

I Promessi Sposi: genesi del romanzo

Fermo e Lucia, la prima redazione del romanzo (mai pubblicata), fu scritto tra il 1821 e il 1823. Tra il 1823 e il 1827 ci fu un lavoro di revisione e ristrutturazione complessiva e il romanzo fu pubblicato per la prima volta con il titolo I promessi sposi. Nel 1840 uscì una seconda edizione, quella definitiva, interamente rivista sul piano linguistico.

La prima stesura del romanzo I Promessi Sposi

La prima stesura, con il titolo di Fermo e Lucia, dal nome dei due protagonisti Fermo Spolino e Lucia Zarella (i futuri Renzo Tramaglino e Lucia Mondella), fu elaborata negli anni 1821-23 e non fu mai pubblicata.

Manzoni, era infatti insoddisfatto del risultato, sia dal punto di vista del contenuto sia dal punto di vista della lingua. Il romanzo presentava alcuni elementi di gusto preromantico (immagini grottesche e fantastiche, descrizioni macabre, un’eccessiva insistenza su dettagli scabrosi), estese digressioni di carattere morale e una trama piuttosto lineare, piatta. La lingua era poi un’artificiosa composizione di toscano letterario, termini lombardi e francesismi.

Quando Manzoni si apprestava a scrivere I promessi sposi nel 1821, infatti, non aveva a disposizione una lingua adatta al progetto che aveva in mente: all’epoca si utilizzava o l’italiano scritto, di tono letterario, elevato e scarsamente comprensibile alla maggioranza dei lettori, o i dialetti locali, come il milanese, di cui l’autore stesso si serviva nella comunicazione quotidiana. Se voleva rivolgersi a un pubblico vasto, doveva perciò “inventare” una nuova lingua.

La prima edizione dei Promessi Sposi: la Ventisettana

Appena terminata la prima stesura del romanzo, Manzoni iniziò una rielaborazione complessiva del Fermo e Lucia e una revisione linguistica. La prima edizione, che diede alle stampe nel 1827 con il titolo definitivo I promessi sposi, ottenne immediatamente un grande successo di critica e di pubblico, non solo in Italia: nel giro di pochi anni l’opera fu tradotta nelle principali lingue europee. Il successo è testimoniato anche dalle numerose riduzioni per il teatro, il melodramma e il balletto.

In questa prima edizione, nota come “Ventisettana“, l’intreccio è più articolato, i personaggi sono più caratterizzati dal punto di vista psicologico, il contesto storico meglio ricostruito; la lingua è improntata al dialetto toscano.

La seconda edizione dei Promessi Sposi: la Quarantana

Ma Manzoni non era ancora soddisfatto e una nuova revisione linguistica, iniziata già nel 1827, portò all’edizione del 1840-42, perciò nota come “Quarantana“.

La lingua utilizzata in questa seconda e definitiva edizione è ricalcata sul fiorentino contemporaneo, parlato dalle classi colte. Naturalmente può sembrarci irrealistico che due popolani lombardi del Seicento come Renzo e Lucia parlino il toscano dell’Ottocento, ma si deve ricordare che per Manzoni il romanzo era soprattutto un mezzo per contribuire alla crescita culturale e civile dell’Italia, che non poteva avvenire senza la creazione di una lingua comune: dopo il 1861 l’italiano elaborato da Manzoni nei Promessi Sposi divenne la lingua insegnata nelle scuole dell’Italia unita.

Al romanzo si aggiungeva la Storia della colonna infame, appendice storica che ricostruisce le drammatiche vicende del processo agli untori durante la peste milanese del 1830-31.

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