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Emigrazione italiana: le origini nell’Ottocento

L’emigrazione italiana inizia nella seconda metà dell’Ottocento con l’esodo dalle campagne italiane.

Nelle campagne le condizioni di vita sono diventate infatti sempre più misere perché nel nuovo Stato unitario si rafforzano i grandi proprietari terrieri e il lavoro contadino è insicuro e malpagato. Si iniza allora a parlare di terre “oltreoceano”, dove è possibile lavorare e possedere la terra.

Così interi paesi si svuotano o restano popolati solo da vecchi, donne e bambini.

Tra il 1867 e il 1942, più di 18 milioni di persone lasciano l’Italia per cercare lavoro. Si dirigono soprattutto verso l’America del Nord, del Sud e verso l’Australia.

Partono uomini, giovani, contadini senza terra o artigiani che hanno perso il lavoro.

Emigrazione italiana nell’America del Nord a fine Ottocento

Gran parte degli emigranti si dirige verso l’America del Nord, dove, tra il 1880 e il 1915, arrivano 4 milioni di italiani. I primi provengono dal Nord Italia, soprattutto dal Veneto, dal Friuli Venezia Giulia, dal Piemonte; poi anche dal Sud, soprattutto dalla Sicilia e dalla Calabria.

L’America rappresentava una speranza, perché era diventata uno Stato ricco e in pieno sviluppo ma aveva ancora vaste aree quasi spopolate con terre disponibili per chiunque avesse voglia di coltivarle.

Chi era arrivato ed era riuscito a trovare lavoro chiamava parenti e compaesani: le porte erano aperte per gli immigrati perché c’era bisogno di manodopera a basso costo nelle fabbriche, nelle miniere e nei campi.

Vivere in America

La vita degli emigranti è molto dura. Erano per la maggior parte analfabeti ed era difficile per loro imparare la nuova lingua, molti non l’avrebbero mai imparata. Non conoscevano le leggi del Paese che li ospitava, rischiavano di essere imbrogliati e sfruttati, dovevano accettare i lavori più umili e pesanti. Inoltre era necessario risparmiare il più possibile per aiutare la famiglia rimasta a casa o per pagare il viaggio a chi voleva raggiungerli.

Per aiutarsi l’un l’altro andavano ad abitare vicini e così rapidamente si formavano quartieri di soli italiani.

A New York e in altre città degli USA ci sono ancora le little Italy, piccole Italie dove si parla la nostra lingua, si preparano i cibi secondo la tradizione delle diverse regioni, si celebrano i santi tradizionali e si fanno le processioni come nei paesi di origine.

Molti riuscirono a farsi raggiungere dalla famiglia e dei figli nati nella nuova patria molti hanno studiato, hanno fatto strada e hanno raggiunto buone posizioni economiche e sociali.

Alcuni emigranti italiani seguirono invece vie al di fuori della legge per arricchirsi rapidamente. Costituirono organizzazioni le cui regole erano importate dalle cosche mafiose siciliane. “Cosa nostra” è stata una delle organizzazioni più note per le estorsioni, le vendite illegali e i giri illeciti di capitali e aveva radici in molteplici città americane.

Oggi in America vivono milioni di persone che hanno origine italiana perché i loro nonni o bisnonni nati nel nostro Paese sono emigrati lì.

 

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