Eneide libro 3: riassunto, personaggi, luoghi.
Eneide libro 3: Polidoro
Raggiunti i suoi, Enea con gli altri profughi si rifugia sul monte Ida. Costruita una flotta di venti navi con il legname del bosco sacro alla dea Cibele, la primavera successiva salpano da Antandro, poco a sud di Troia, alla volta della Tracia.
Sbarcati in Tracia, compiono i riti di fondazione di una nuova città. Compare però un prodigio orrendo: un cespuglio di mirto trasuda sangue dalle radici e dai rami. Dal mirto lacerato emerge la voce di Polidoro, figlio di Priamo, ucciso a tradimento dal re dei Traci, Polimestore, presso cui il vecchio Priamo l’aveva mandato per salvarlo dalla guerra di Troia.
I Troiani celebrano i riti funebri per Polidoro e si allontanano dalla terra maledetta di Tracia.
Eneide libro 3: la ricerca dell’antica madre
Giungono sull’isola di Delo, dove l’oracolo di Apollo li invita a cercare l’antica madre.
Anchise pensa che il dio Apollo abbia voluto designare così l’isola di Creta, sede di Teucro, progenitore dei Troiani, e dei primi culti alla dea Cibele.
La flotta giunge rapidamente sull’isola di Creta, dove Enea si appresta a fondare una città di nome Pergamo. Scoppia però un’epidemia di peste. Anchise propone allora di tornare presso l’oracolo di Apollo per consultare il dio.
Durante la notte compaiono in sogno a Enea i Penati di Troia, che gli svelano il significato dell’oracolo: l’antica madre è l’Italia, dalla quale un tempo era partito Dardano, fondatore della stirpe troiana. Anchise ricorda allora alcune predizioni di Cassandra, che indicavano l’Italia.
La flotta riparte. Si scatena però una terribile tempesta, che per tre giorni manda alla deriva le navi troiane. Infine essi approdano su un’isola del gruppo delle Strofadi. Vi abitano le Arpie, mostri infernali col viso di donna e il corpo di uccello, che insozzano tutti coi loro escrementi. Esse aggrediscono i Troiani, che stanno uccidendo buoi e capre. Le orribili Arpie vengono respinte con le armi, ma la loro regina, Celeno, profetizza loro un difficile futuro e una terribile fame.
La flotta riprende il mare. Oltrepassate le isole dello Ionio, approdano al lido di Azio, dove celebrano i giochi presso il tempio di Apollo; Enea consacra al dio uno scudo di bronzo. La tappa successiva è Butroto, in Epiro.
A Butroto regna Eleno, figlio di Priamo. Eleno ha sposato Andromaca, vedova di Ettore; insieme hanno fondato una nuova, piccola Troia nella quale accolgono con commozione Enea.
Dopo due giorni di sosta, Eleno spiega a Enea quale rotta dovrà tenere per non incappare nei Greci che abitano l’Italia meridionale e per evitare Scilla e Cariddi (Virgilio riprende il modello di Odissea Libro XII). Infine Eleno e Andromaca, commossi, consegnano a Enea, Anchise e Ascanio doni ospitali e promettono rapporti di amicizia perenne tra i loro discendenti.
Ripreso il mare, gli esuli troiani giungono in vista dell’Italia e compiono un breve sbarco per sacrificare agli dèi quattro cavalli bianchi che incontrano sulla costa, segno di guerra e di concordia successiva coi popoli italici.
Proseguendo la navigazione, essi sentono solo in lontananza i segni della presenza di Scilla e Cariddi. Alla sera sbarcano sulla costa siciliana, nella terra dei Ciclopi (Odissea Libro IX). Si fa incontro a loro Achemenide, uno dei compagni di Ulisse, rimasto nell’antro del Ciclope e sopravvissuto a stento. Egli implora e ottiene pietà e soccorso da parte dei Troiani che lo accolgono tra loro.
Compare poi Polifemo accecato, che si accorge della presenza degli uomini. Essi si imbarcano in gran fretta, mentre il gruppo minaccioso dei giganteschi Ciclopi si affolla sulla costa.
Lungo la costa meridionale della Sicilia, i Troiani giungono a Drepano (attuale Trapani). Qui si verifica un lutto grave e inatteso: muore il vecchio Anchise.
Partiti da Drepano, essi sono assaliti dalla tempesta (che è stata descritta in Eneide libro 1 riassunto) e giungono a Cartagine. Termina così il racconto di Enea.