L’Epistolario di Leopardi comprende 931 lettere scritte dal 1810 al 1837 e non destinate alla pubblicazione, come invece spesso avveniva nella tradizione dei letterati italiani. Le lettere di Leopardi che compongono Epistolario Leopardi testimoniano i vari stati d’animo di sofferenza e di crisi; il desiderio di grandezza e l’ansia di evasione; lo «studio matto e disperatissimo»; la crisi del 1819 e il tentativo fallito di fuga; l’insofferenza verso Recanati; il senso di noia e il desiderio di morte.
L’Epistolario di Leopardi costituisce un’opera fondamentale per comprendere l’evoluzione sia della personalità sia del pensiero e della poetica dell’autore.
A chi sono indirizzate le lettere scritte da Leopardi?
Le lettere Leopardi le ha scritte tra il 1810 e il 1837 e sono indirizzate ad amici e familiari. Le più famose sono quelle dirette a Pietro Giordani, al padre e ai fratelli.
In Pietro Giordani (1774-1848), intellettuale già di grande fama e prestigio, più anziano di Giacomo Leopardi di 24 anni, trovò un ideale sostituto della figura paterna, un confidente a cui confessare i propri tormenti interiori, l’insofferenza per l’ambiente soffocante, la malinconia che lo prostrava, ma anche le proprie idee letterarie e i propri progetti, ricevendone consigli e incoraggiamenti che lo aiutarono a sopportare la solitudine e l’isolamento.
Un gruppo cospicuo di lettere è poi indirizzato ai familiari: al fratello Carlo, a cui ama raccontare le proprie esperienze, spesso in toni ironici e scherzosi; alla sorella Paolina, in cui trova un suo alter ego, a cui confidare le sue vicende più intime. Le lettere al padre rivelano invece una difficoltà di rapporto: il conte Monaldo era troppo lontano ideologicamente e culturalmente dal figlio, ingessato in una mentalità tradizionalista.
Vi sono infine le lettere destinate a importanti personalità della cultura, letterati come Vincenzo Monti, filologi come Louis de Sinner.
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