Dal Canzoniere di Francesco Petrarca: Era il giorno ch’al sol si scoloraro. Ve ne diamo il testo, la parafrasi e il commento.
Era il giorno ch’al sol si scoloraro: il testo
Era il giorno¹ ch’al sol si scoloraro²
per la pietà del suo factor i rai,
quando i’ fui preso, et non me ne guardai,
ché i be’ vostr’occhi, donna, mi legaro.
Tempo non mi parea da far riparo
contra colpi d’Amor: però m’andai
secur, senza sospetto; onde i miei guai
nel commune dolor³ s’incominciaro.
Trovommi Amor del tutto disarmato
et aperta la via per gli occhi al core,
che di lagrime son fatti uscio et varco:
però al mio parer non li fu honore
ferir me de saetta in quello stato,
a voi armata non mostrar pur l’arco.
¹ Era il giorno: il giorno della Passione di Cristo, cioè il 6 aprile 1327.
² ch’al sol si scoloraro: come raccontano i Vangeli il sole si oscurò alla morte di Cristo.
³ nel commune dolor: il dolore di tutti i credenti per la morte di Cristo.
Era il giorno ch’al sol si scoloraro: la parafrasi
Era il giorno in cui al sole si scolorirono i raggi per pietà del suo creatore [: Dio], quando io fui catturato dall’amore, e non me ne difesi, poiché i vostri begli occhi, o donna, mi legarono a sé.
Non mi pareva un giorno in cui stare attenti dagli attacchi di Amore: perciò ero tranquillo, senza timore; per cui i miei lamenti cominciarono in mezzo alla sofferenza generale [dei cristiani].
Amore mi trovò del tutto disarmato e trovò aperta la via che porta al cuore attraverso gli occhi, i quali sono diventati porta e passaggio di lacrime:
perciò a mio giudizio non fu onorevole per Amore ferirmi con le sue frecce mentre ero disarmato e a voi [: Laura] che eravate difesa [: dalla virtù e dalla castità] non mostrare neppure l’arco.
Era il giorno ch’al sol si scoloraro: il commento
In questo sonetto, la cui data di composizione è fissata tra il 30 novembre 1348 e il 6 aprile 1349, il poeta Francesco Petrarca rievoca il suo primo incontro con Laura e l’inizio dell’innamoramento.
Il 6 aprile 1327 il poeta incontra per la prima volta Laura nella chiesa di Santa Chiara ad Avignone e se ne innamora. È il giorno della Passione di Cristo e questo evento faceva escludere al poeta il rischio di un assalto d’Amore (l’amore nel sonetto viene personificato come il dio della mitologia greca che colpisce le sue vittime con arco e frecce), così quando questo fatto si verificò, il poeta si trovò del tutto impreparato a difendersi e, tra il dolore generale per la morte di Cristo, nacque la sofferenza dell’infelice amore per Laura: Amore, infatti, ha colpito con arco e frecce solo il poeta, lasciando invece illesa la donna, ben difesa dalla sua virtù e castità. Amore, afferma il poeta, ha compiuto per questo un’azione vile.
L’amore di Petrarca nei confronti di Laura continuerà anche dopo la morte di lei, avvenuta anch’essa il 6 aprile (1348) ad Avignone, durante l’epidemia di Peste nera, esattamente ventun anni dopo il loro primo incontro.
Petrarca fu raggiunto dalla notizia della morte solo il 19 maggio seguente, mentre si trovava a Parma, per mezzo di una lettera inviatagli dall’amico Ludovico da Kempen.