Eracle e Cerbero rappresenta la dodicesima e ultima fatica cui fu costretto l’eroe per espiare l’uccisione della moglie, avvenuta per un eccesso di follia provocata da una divinità avversa.
Eracle e la cattura di Cerbero, il cane a tre teste
Come ultima fatica, Euristeo comandò a Eracle di portargli il cane Cerbero dalle tre teste. Per prenderlo bisognava scendere nel regno dei morti, dove, una volta entrati, non era facile uscire. Eracle discese nel regno dei morti in compagnia di Hermes che volle a tutti i costi mettersi al suo fianco.
Cerbero era il guardiano del mondo infernale e non si poteva allontanarlo dalla porta del Tartaro. Tuttavia, Ade, per intercessione di Hermes, concesse a Eracle di trascinarlo nel mondo dei vivi e alla luce del sole, purché nel prenderlo, non facesse uso delle armi.
Eracle avanzò quindi verso Cerbero senza tremare, lo affrontò, lo strinse alla gola – perché Cerbero, se aveva tre teste, aveva però, per fortuna, una gola sola. Ridotto così all’impotenza fu facile per Eracle legare e trascinare il cane infernale davanti al re Euristeo. Questi, però, vedendolo così brutto e ripugnante, ordinò all’eroe di riportarlo subito nel regno dei morti.
Le dodici fatiche erano ora compiute ed Eracle era di nuovo libero.
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Alle fatiche di Eracle sono dedicate molte pitture vascolari, come questa proposta, “Eracle e Cerbero” (VII-VI secolo a.C.): l’eroe porta a Euristeo (colui che gli aveva imposto le fatiche), il cane a tre teste guardiano degli inferi.