Fauno nella mitologia romana era figlio della ninfa Canente e di Pico, uno dei primi re del Lazio. Era nipote di Saturno e fu padre del re Latino. Era un dio mite e benevolo, che proteggeva il bestiame dalle epidemie, dall’attacco dei lupi e lo rendeva prolifico. Identificato con il dio greco Pan, veniva rappresentato come un uomo molto peloso, con la coda, le corna e i piedi di capra.
Dio Fauno abitava nelle caverne e gli piaceva scherzare con le ninfe, rincorrerle e anche spaventarle. Talvolta si divertiva a spaventare gli uomini profondamente addormentati inviando loro degli incubi.
Gli si attribuivano facoltà profetiche. Al dio Fauno era legato un celebre oracolo, che si trovava presso la sorgente Albunea, nei dintorni di Tivoli.
In suo onore si celebravano le Faunalia Rustica, dal 5 all’8 dicembre. Si svolgevano nelle campagne. I contadini sospendevano ogni attività, sacrificavano a Fauno un capretto o una pecora, le cui carni erano distribuite ai presenti; si accendevano fuochi propiziatori e si danzava invocando il dio affinché proteggesse i boschi, il bestiame e le colture.
Poiché Fauno proteggeva gli armenti e le greggi dall’assalto dei lupi, s’invocava con il nome di Lupercus. E allora, oltre ai Faunalia Rustica, in onore di Fauno si celebravano anche i Lupercali (Lupercalia in latino).
I Lupercalia si celebravano verso la fine dell’inverno presso la grotta detta Lupercale, posta sul colle Palatino, a Roma, dove secondo la tradizione la lupa aveva allattato Romolo e Remo.
Sul colle Palatino venne eretto il più importante santuario del dio, nel quale i Luperci, cioè i ministri del culto, sacrificavano dei caproni. I sacerdoti si rivestivano poi delle pelli degli animali sacrificati tagliate a strisce e, nel giorno, della festa del dio, andavano in giro per le strade di Roma, colpendo con esse tutti quelli che incontravano. Se la persona colpita era una donna, si diceva che oltre alla prosperità e alla fortuna essa avrebbe avuto numerosi figli, dono che i Romani consideravano molto importante.