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Federico secondo di Svevia riassunto

Federico secondo di Svevia o Federico II di Svevia (1194-1250) era figlio di Enrico VI (Enrico sesto, a sua volta figlio di Federico Barbarossa) e Costanza di Altavilla, erede al trono normanno di Sicilia.

Morti i genitori, Federico 2 fu affidato a papa Innocenzo III (Innocenzo terzo), il suo tutore fino alla maggiore età.

Innocenzo terzo si considerava non solo guida spirituale ma anche capo temporale della cristianità, per questo non voleva l’unione del Regno di Sicilia al Sacro romano impero germanico e ai Comuni dell’Italia centro-settentrionale. Per il papa il regno di Sicilia era e doveva restare vassallo della Santa Sede, come al tempo dei Normanni.

Federico II di Svevia giurò obbedienza al papa, gli promise che non avrebbe mai unito l’impero al regno di Sicilia, e si impegnò a guidare la sesta crociata per riconquistare Gerusalemme.

Nel 1220, papa Onorio III (Onorio terzo) lo incoronò imperatore e Federico 2 di Svevia stabilì la sua corte a Palermo.

Nel 1231 emanò le Costituzioni melfitane (così chiamate perché emanante a Melfi, in Basilicata). Si tattava di un documento ufficiale che proclamava l’assoluta autorità dell’imperatore sulla Chiesa e sui Comuni.

Molti Comuni italiani interpretarono le Costituzioni melfitane come una provocazione e una limitazione della loro autonomia; perciò ricostituirono la Lega lombarda.

Federico li sconfisse a Cortenuova (1237). In quell’occasione, alcune città (ghibelline) si schierarono con l’imperatore, altre (guelfe) con il papa.

Dieci anni dopo, le città guelfe, appoggiate da Genova e Venezia, ebbero la meglio su Federico secondo di Svevia, prima a Parma e poi nella battaglia di Fossalta (1249).

L’anno seguente, nel 1250, Federico di Svevia morì improvvisamente, senza aver realizzato il suo progetto di unificare la penisola, sottomettendo il papato e i comuni dell’Italia centro-settentrionale.

Il regno di Sicilia dopo Federico

Morto Federico 2 divenne re di Sicilia suo figlio Manfredi (1232-1266).

Intervenuto in aiuto dei ghibellini, cacciati da Firenze, Manfredi dapprima riportò la vittoria nella battaglia di Montaperti (4 settembre 1260); poi subì la sconfitta nella battaglia di Benevento (1266) dalle truppe di Carlo D’Angiò, fratello del re di Francia Luigi IX (Luigi nono), chiamato dal papa e incoronato re.

Il trasferimento della capitale da Palermo a Napoli, l’aumento delle tasse e l’avidità degli Angioini spinsero i siciliani alla rivolta del Vespro (1282) e a offrire la corona al genero di Manfredi, Pietro III (Pietro terzo) d’Aragona, un forte regno della Spagna settentrionale. Iniziò così la guerra tra Aragonesi e Angioini, che si concluse con la divisione del regno: agli Aragonesi andò la Sicilia, agli Angioini l’Italia meridionale.

La corte di Federico II di Svevia

Durante il regno di Federico 2, Palermo divenne un grande centro culturale. La corte imperiale di Federico favorì lo studio delle discipline scientifico-filosofiche; promosse istituzioni culturali (Università di Napoli, Scuola medica di Salerno) e studi di retorica.

Lo stesso imperatore era un uomo colto e versatile (conosceva tedesco, francese, latino, arabo, siciliano); tollerante verso le altre culture e religioni; scrisse poesie d’amore secondo i modi della scuola poetica siciliana; compose un bellissimo trattato sulla caccia con il falcone; fu mecenate di scienziati arabi e intellettuali bizantini.

Si interessò anche di architettura e fece costruire Castel del Monte, vicino a Bari, un capolavoro che possiamo ancora oggi ammirare.

Suscitò molta ammirazione tra i contemporanei, tanto che fu chiamato stupor mundi, “meraviglia del mondo”.

Il declino del dominio svevo in Italia segnò la fine di quella fioritura poetica e culturale alimentata da Federico di Svevia.

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