Le feste dionisiache erano le feste in onore di Dioniso, dio greco dell’esaltazione della gioia, del piacere, del vino, dell’amore, della vitalità, dell’esuberanza sfrenata, della comunione con la natura selvaggia.
Le feste dionisiache si celebravano in Attica, nel periodo compreso tra la fine dell’inverno e la primavera inoltrata. Erano quattro: le Piccole Dionisie o Dionisie rurali, tra dicembre e gennaio; le Lenee, tra gennaio e febbraio; le Antesterie, tra febbraio e marzo; le Grandi Dionisie o Dionisie urbane, tra marzo e aprile, le più importanti.
Le feste dionisiache in onore di Dioniso
Piccole Dionisie o Dionisie rurali
Le Piccole Dionisie o Donisie rurali si svolgevano nel mese di Poseidone (dicembre-gennaio). Si celebravano nelle campagne, caratterizzate da cortei giocosi, con cori, danze e canti licenziosi; ci si travestiva da Satiri.
Lenee
Le Piccole Dionisie avevano una continuazione il mese successivo, nel mese di Gamelione, (gennaio-febbraio), con le Lenee, anch’esse in onore di Dioniso. Le protagoniste di questa festa erano le Lenai (termine analogo a Baccanti o Menadi). Esse sacrificavano un caprone, tagliandolo in nove pezzi e distribuivano il vino nuovo. Erano rappresentate anche delle commedie.
Antesterie
Le Antesterie si svolgevano in primavera, nel mese di Antesterione (febbraio-marzo), per celebrare il vino nuovo ma anche il rifiorire della vegetazione. Le cerimonie duravano tre giorni.
Nel primo giorno si aprivano le giare del vino dell’anno precedente depositate presso il santuario di Dioniso Limnaios (“delle paludi”), che si trovava al di fuori dell’area cittadina. Ci si abbandonava all’ebbrezza provocata dal vino, cancellando le distinzioni e le gerarchie sociali. Quindi si svolgeva una processione che portava una statua di Dioniso su un carro a forma di nave, seguita da celebranti che indossavano costumi da Satiro e suonavano i flauti. Il corteo si arrestava all’abitazione dell’arconte-re (basileus), il magistrato che aveva la funzione di sovrintendere all’organizzazione dei riti religiosi. Qui il dio si univa con la consorte del basileus in un “matrimonio sacro”, un rito notturno al quale assisteva un gruppo di sacerdotesse.
Il secondo giorno era dedicato a competizioni di bevute in speciali giare (choes). Anche ai bambini, coronati di fiori, veniva dato del vino in speciali piccoli recipienti. Al termine della giornata ci si recava nuovamente al santuario nelle paludi, dove una capra, sulla quale era stato cosparso del vino, veniva sacrificata a Dioniso.
Il terzo giorno era caratterizzato da feste gioiose, danze, canti e mascherate. Si svolgevano gare di canto da parte di personaggi mascherati, chiamati ithyphalloi. Essi prendevano il nome dal fatto di portare in corteo un’immagine in legno di un fallo eretto, che evidentemente rappresentava Dioniso nel suo ruolo di divinità della fertilità e della forza generativa. L’ultima fase della festa era dedicata a cerimonie rivolte al mondo dei morti, perché era credenza che nei giorni della festa si aggirassero nel mondo dei vivi. A questi ultimi venivano offerti cibi confezionati con cereali e miele, che dovevano essere consumati prima dell’alba, quando terminata la festa si invitavano i morti ad allontanarsi definitivamente, con la formula: «Uscite di casa, o Keres, le Anthesteria sono terminate».
Grandi Dionisie
Nel mese di Elafebelione (marzo-aprile) si svolgevano le Grandi Dionisie, le più importanti tra le feste dionisiache. Per un approfondimento leggi Le Grandi Dionisie in onore del dio Dioniso.
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