Il fondamentalismo islamico è nato nel 1979 in Iran dalla rivoluzione guidata dall’ayatollah Khomeini, capo religioso sciita, che cacciò lo scià di Persia per proclamare la Repubblica islamica, antiamericana e antioccidentale.
Il fondamentalismo islamico nutre quindi una profonda avversione nei confornti delle società occidentali, considerate esempi di corruzione e degenerazione morale, e verso quei governi nazionali che si sono aperti ai rapporti con l’Occidente.
Oggi in Iran non c’è separazione tra potere civile e religioso; la società ha acquisito una forte impronta islamica, piuttosto influente anche sulle strutture di forma laica. Particolare attenzione è data alla diffusione delle scuole islamiche e alla presenza religiosa nelle scuole statali.
L’integralismo islamico prevede che le autorità religiose partecipino alle istituzioni dello Stato; pretende quindi di applicare alla lettera la legge del Corano agli aspetti politici e sociali, basandosi sulla convinzione di possedere la verità religiosa assoluta.
Il fondamentalismo islamico, oltre ad alimentare una radicale ostilità verso il mondo occidentale (specie quello americano), regola la vita privata. Le donne, ad esempio, sono sottoposte a discriminazioni e a restrizioni delle libertà personali; costrette inoltre a vivere un rapporto di inferiorità e di subordinazione rispetto all’uomo.