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Funerali nell’antica Roma: come si svolgevano?

I funerali nell’antica Roma avevano lo scopo di garantire al defunto un posto adeguato nell’aldilà. Si credeva infatti che, se questi fossero stati realizzati perbene, dopo la sepoltura l’anima del defunto avrebbe trovato il giusto riposo e non sarebbe tornato sulla Terra a tormentare amici e parenti.

Naturalmente i funerali solenni erano privilegio delle famiglie aristocratiche, ma un minimo di onoranze funebri era un’esigenza sentita da tutti.

I funerali nell’antica Roma: usi e tradizioni

I funerali comuni

Per il popolo le esequie si riducevano a poche operazioni semplici e rapide. Non appena la persona spirava, il parente più prossimo la baciava per coglierne l’ultimo respiro e le chiudeva gli occhi per sempre. Le donne di casa invocavano più volte il suo nome, in segno di lutto, e anche per avere la conferma dell’avvenuta morte.

Il corpo veniva quindi sollevato dal letto e depositato a terra, dov’era lavato e cosparso di unguenti e di sostanze profumate così da rallentare il processo di decomposizione.

Dopo che era stato vestito con una toga bianca, il morto veniva disteso sul letto funebre ed esposto fino a tre giorni nell’atrio domestico, dove giungevano a onorarne la memoria i vicini e i familiari. Fuori dalla casa, in segno di lutto, s’appendevano rami d’abete e di cipresso.

Trascorso tale periodo, sotto la lingua del defunto veniva posta una moneta, destinata a pagare Caronte, il “traghettatore” delle anime verso il mondo degli inferi; quindi, il letto funebre con il cadavere veniva trasportato al luogo della sepoltura con una processione a cui prendevano parte parenti e vicini. Il trasporto dalla casa al luogo di sepoltura avveniva di notte, alla luce delle torce. Il cadavere veniva poi collocato in una bara o lasciato sulla lettiga del corteo funebre, e infine cremato e sepolto in un tumulo.

I funerali pubblici

Alcuni personaggi considerati benefattori e salvatori della Patria si guadagnavano il diritto straordinario di esequie pubbliche. In tal caso, il funerale veniva annunciato da un banditore; il cadavere era esposto su un letto d’oro e d’avorio e, al centro del foro, gli veniva dedicata una lode pubblica. Il tutto avveniva di giorno, alla luce del sole, in pubblico e con grande pompa.

Funerali imperiali

Ancora più fastosi erano i funerali celebrati in onore degli imperatori morti. Il funerale imperiale aveva un carattere pubblico e propagandistico e, per certi aspetti, ricordava la pompa triumphalis, cioè la processione con cui si celebrava il Trionfo.

L’imperatore defunto veniva portato in processione dal palazzo imperiale, sul Palatino, fino ai rostri del foro. Lì il figlio o l’erede dell’imperatore declamava l’elogio funebre (laudatio funebris), un discorso in cui metteva in evidenza le buone azioni e le virtù del defunto.

Dopo di ciò, il corteo riprendeva il cammino fino al Campo Marzio, dove veniva elevata la pira, in cui sarebbero arsi il corpo dell’imperatore e il suo feretro. Poiché l’imperatore era il capo supremo delle truppe romane, l’esercito esibiva il lutto con diverse azioni, come gettare i propri simboli nella pira funeraria dell’imperatore, attorno alla quale la cavalleria svolgeva una corsa (decursio equitum).

Al funerale imperiale vi partecipava tutta la popolazione. Gli uomini di alto rango indossavano una toga nera, la praetexta pulla, mentre le donne portavano vestiti bianchi. La plebe gettava sulla pira profumi, oli e altri oggetti che ardevano assieme al cadavere dell’imperatore.

Mentre la pira ardeva, si faceva l’ultima conclamatio, o invocazione del morto. In molti casi il Senato avrebbe decretato nei giorni seguenti la divinizzazione dell’imperatore morto; per questo, mentre la pira ardeva, veniva liberata un’aquila che volava in alto, simboleggiando l’elevazione dell’anima dell’imperatore verso la dimora degli dèi.

Spenta la pira, si raccoglievano le ceneri, che venivano deposte in un’urna. Si consacrava la tomba in cui era deposta l’urna con il sacrificio di una scrofa, atto che dava inizio a tre giorni di festeggiamenti e banchetti in onore dell’imperatore.

Musiche, prèfiche e attori

Un elemento fondamentale del corteo funebre era la musica. In testa al corteo funebre, i musicisti annunciavano il passaggio con strumenti a fiato ed erano seguiti da un coro di prèfiche, che intonavano canti funebri.

Al corteo partecipavano anche attori e mimi. La loro funzione era quella di rappresentare il defunto e i suoi avi più importanti; per questo ne riproducevano i gesti caratteristici e portavano insegne o abiti della carica che il morto, o i suoi antenati, avevano ricoperto. Si poteva ricorrere anche a copie dei ritratti o a maschere funerarie in cera conservate dalla famiglia. Con questo rituale si cercava di mantenere viva la memoria del morto e dei suoi familiari, evitando che la plebe dimenticasse le gesta gloriose da questi compiute in vita.

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