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Gabbiani di Vincenzo Cardarelli: analisi e commento

Gabbiani di Vincenzo Cardarelli

Gabbiani di Vincenzo Cardarelli: testo

Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace¹.
Io son come loro,
in perpetuo volo².
La vita la sfioro
com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch’essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca³.

¹ ove trovino pace: dove si rifugiano per riposare

² in perpetuo volo: sempre in movimento, sempre

³ balenando in burrasca: in una condizione di tragica incertezza e precarietà

Gabbiani di Vincenzo Cardarelli: analisi e commento

Metro: versi di varia misura (con prevalenza di endecasillabi e settenari), legati da una rima baciata (“loro/sfioro” vv. 3-5) e da un’assonanza (“volo” v. 4).

La lirica Gabbiani di Vincenzo Cardarelli fu composta con tutta probabilità prima del 1934, anno in cui apparve nella raccolta “Giorni in piena”.

La lirica è incentrata su un paragone che però non si risolve in una vera identità. Di fatto, di fronte a uno scenario marino solcato da un irrequieto volare di gabbiani, il poeta si sorprende a ripensare alla propria vita e a paragonare la propria inquietudine sentimentale e il proprio inappagato anelito di pace al volo senza soste e senza mete di quegli uccelli. Ma, colta questa identità di comportamento, il poeta non può fare a meno di sottolineare la propria consapevole diversità dai gabbiani.

Per i gabbiani, infatti, il “perpetuo volo” è una condizione naturale, essi hanno un loro rifugio durante le tempeste e, forse, il loro desiderio di pace è appagato dalla solitaria quiete del mare. Per il poeta, invece, la scelta di essere quello che vuole essere significa rinunciare a ogni approdo sicuro e vivere il breve istante della vita in una continua e tormentosa agitazione interiore.

La lirica, intensamente e drammaticamente autobiografica, testimonia la dolorosa condizione di chi si accorge che continuamente gli sfugge, quasi fosse gravato da un’assurda fatalità, la possibilità di raggiungere la pace e la felicità cui anela, a dispetto dei suoi disperati tentativi.

Contemplazione e riflessione, descrizione e meditazione si fondono indissolubilmente le une nelle altre e la lirica esprime, nel giro di pochi versi tutti risolti in immagini, l’ansia e il tormento di un’intera esistenza. Il linguaggio, classicamente limpido e misurato, scolpisce immagini e emozioni in periodi tanto brevi e concisi quanto intensi e suggestivi.

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