Galata morente, I secolo a.C., copia romana in marmo da un originale in bronzo del 230-220 a.C., 93×185 cm. Secondo lo scrittore latino Plinio il Vecchio, era opera dell’artista di Pergamo Epigono, attivo tra il 263 a.C. e il 197 a.C. Il committente dell’opera fu Attalo I re di Pergamo, per celebrare la sua vittoria sui Galati.
La copia è esposta dal 1815 nei Musei Capitolini, a Roma. Fu rinvenuta, all’inizio del 1600, insieme al Galata suicida (attualmente conservato a Palazzo Altemps), nell’area degli Horti Sallustiani, in occasione della costruzione della Villa Ludovisi.
Il Galata morente, assieme al Galata suicida e ad altre opere di identificazione più complessa, faceva parte del Donario di Attalo, un monumento commemorativo posto su un alto basamento circolare quasi al centro della terrazza del santuario di Atena, che dominava sull’acropoli di Pergamo, come ringraziamento alla dea per l’ottenuta vittoria, nel 228 a.C., sui Galati, che avevano invaso il regno di Pergamo.
Galata morente analisi e descrizione
Nella statua del Galata morente, il guerriero, ferito e morente, è nudo (la nudità era propria del modo di combattere di questo popolo); è accasciato sul proprio scudo, sul quale compaiono una spada, un fodero, una cintura a nastro con fibbia squadrata, un corno spezzato e parte di un altro corno.
Il guerriero galata appare sfinito, piegato dallo sforzo della battaglia e dalla ferita mortale infertagli nella parte destra del costato. Il braccio destro sembra non reggere più il peso del corpo, mentre quello sinistro è appoggiato privo di forza sulla gamba destra, piegata e portata sotto quella sinistra distesa.
La testa, dalla fronte aggrottata, e piegata verso il basso, e le spalle squadrate sono rese con grande realismo. I capelli scomposti, le forti sopracciglia, i baffi lasciati incolti e la caratteristica torques (un girocollo di metallo ritorto) ne indicano la provenienza.
Ciò che traspare da quest’opera è la fierezza del guerriero che, non sottomesso, affronta con coraggio e onore la sconfitta del suo popolo e il proprio destino di morte imminente. In questo celebrare il valore eroico dei vinti si evidenziava il valore del popolo di Pergamo, capace di sconfiggere un nemico di così grande valore.