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Galata suicida analisi e descrizione

Il Galata suicida è una copia romana in marmo (h. 211 cm) del I secolo a.C. di una statua in bronzo di Epigono, realizzata intorno al 230-220 a.C., oggi conservata al Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps di Roma. L’opera è considerata uno dei capolavori più importanti della scultura ellenistica.

Il Galata suicida è noto anche come Galata Ludovisi perché ritrovato durante gli scavi di Villa Ludovisi all’inizio del XVII secolo. L’opera originale, assieme al Galata morente, faceva parte del Donario di Attalo, un perduto monumento trionfale sull’acropoli di Pergamo commissionato dal re Attalo I per celebrare la propria vittoria sui Galati, popolazione barbara nemica di Pergamo (una polis greca dell’Asia Minore, nell’attuale Turchia).

La statua del Galata suicida era centrale, più alta rispetto alle altre, in modo che l’intera opera avesse una struttura piramidale, che quindi culminasse con una rappresentazione eretta verticalmente, in contrasto con le altre distese e appoggiate sul basamento marmoreo.

Analisi e descrizione

Deciso a togliersi la vita piuttosto che cadere prigioniero del nemico, il guerriero galata con il braccio destro s’immerge la corta spada tra le clavicole, per raggiungere il cuore, mentre con il braccio sinistro sorregge il corpo della compagna morente, già piegata sulle ginocchia.

La gamba sinistra del guerriero è protesa in avanti e poggia sulla punta, mentre la gamba destra rimane all’indietro ed è tesa. Il busto è proteso verso destra, mentre la testa è rivolta all’indietro. Il volto ha un’espressione eroica e fiera. I capelli, corti e mossi, sono resi con un forte chiaroscuro. Il corpo è nudo, coperto solamente da un mantello che avvolge leggermente il collo e copre la schiena del guerriero.

La donna, appoggiata sulle ginocchia, è coperta da un vestito dettagliato nella resa del panneggio. La testa è rivolta verso il basso e i capelli sono corti. Il volto è privo di vita, gli occhi sono chiusi e la bocca è socchiusa. Il braccio destro è abbandonato verso il basso e sfiora il basamento.

Che cosa rappresenta la scultura del Galata che uccide se stesso e la moglie?

Il riconoscimento del valore e della forza del nemico barbaro non è da intendere quale rispetto del vinto, ma come motivo che rendeva maggiore gloria al re Attalo I, capace di vincere anche popolazioni così fiere e bellicose.

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