Gesù storico nelle fonti pagane, ebraiche e cristiane
Gesù storico nelle fonti pagane
Il documento più antico è una lettera (la n. 96) giunta a Roma fra il 111 e il 113, scritta dal governatore di Bitinia Plinio il Giovane all’imperatore Traiano.
Nella lettera Plinio il Giovane chiede istruzioni circa il comportamento da tenere nei confronti dei cristiani. Dopo aver illustrato i sistemi usati per far abiurare i cristiani e ricondurli al culto imperiale, il testo contiene interessanti informazioni circa il comportamento dei cristiani dell’Asia Minore.
“D’altra parte, essi affermavano che tutta la loro colpa o il loro errore erano consistiti nell’abitudine di riunirsi in un determinato giorno, avanti l’alba, di cantare fra loro alternativamente un inno a Cristo, come a un dio…”
da Plinio il Giovane, Carteggio con Traiano
Di notevole interesse è la testimonianza dello storico romano Tacito. Questi fra il 115 e il 120, nei suo Annales (XV, 44), rievocando l’incendio di Roma del 64, parla dei cristiani e di Cristo.
“Tuttavia, né per umani sforzi né per elargizioni del principe né per cerimonie propiziatrici dei numi perdeva credito l’infamante accusa per cui si credeva che l’incendio fosse stato comandato. Perciò, per tagliar corto alle pubbliche voci, Nerone inventò i colpevoli e sottopose a raffinatissime pene quelli che il popolo chiamava cristiani e che erano invisi per le loro nefandezze. Il loro nome veniva da Cristo, che sotto il regno di Tiberio era stato condannato al supplizio per ordine del procuratore Ponzio Pilato…”
da Publio Cornelio Tacito, Annales
Verso il 120, un altro storico, Svetonio, nella sua Vita di Claudio accenna a Cristo e ricorda che:
“i giudei, che tumultuavano continuamente per istigazione di Cristo, furono cacciati da Roma.”
Il testo si riferisce al decreto di espulsione degli ebrei da Roma del 49-50 voluto dall’imperatore Claudio. Dell’avvenimento troviamo testimonianza anche negli Atti degli Apostoli (At 18, 2).
Sembra che Svetonio, riportando la notizia dei tumulti all’interno della comunità degli ebrei di Roma, attribuisse a Gesù la causa dei disordini. Questa breve notizia vuole forse informare del fatto che all’interno della comunità ebraica di Roma alcuni affermavano che Gesù era il Messia e altri lo negavano e, quindi, della tensione fra ebrei e prima comunità cristiana.
Il fatto che Svetonio pensi che Cristo fosse a Roma e che non distingua fra cristiani ed ebrei è spiegabile con il fatto che scrive una settantina di anni dopo gli avvenimenti e dalla sua scarsa conoscenza del cristianesimo. Scrivendo di Nerone, Svetonio ritorna a parlare dei cristiani, definendoli «seguaci di una nuova e malefica setta».
Esistono altre piccolissime tracce in alcuni scrittori del II secolo, come il filosofo Epitteto, l’imperatore Marco Aurelio, il retore Frontone e pochi altri.
Gesù storico nelle fonti ebraiche
Delle migliaia e migliaia di pagine del Talmud, un testo sacro dell’ebraismo, soltanto in una dozzina di passi è menzionato Gesù e quasi sempre in modo negativo. Emblematico questo brano tratto dal Talmud e risalente probabilmente al II secolo:
“Riporta la tradizione: la vigilia di Pasqua è stato impiccato Gesù. Un araldo gli camminò dinanzi per quaranta giorni, dicendo: “sarà lapidato perché ha praticato la magia e ha ingannato Israele. Chi conosce la maniera di difenderlo venga a testimoniare in suo favore”. Ma non si trovò nessuno che testimoniasse in suo favore, e quindi fu impiccato alla vigilia di Pasqua.”
Di tono totalmente diverso è la breve testimonianza dello storico ebreo Giuseppe Flavio nato nel 37 d.C., quindi poco dopo la morte di Gesù di Nazaret. Nella sua opera Le antichità giudaiche gli dedica un solo paragrafo:
“Allo stesso tempo, circa, visse Gesù, uomo saggio, se pure uno lo può chiamare uomo; poiché egli compì opere sorprendenti, e fu maestro di persone che accoglievano con piacere la verità. Egli conquistò molti giudei e molti greci. Egli era il Cristo. Quando Pilato udì che dai principali nostri uomini era accusato, lo condannò alla croce.
Coloro che fin da principio lo avevano amato non cessarono di aderire a lui. Nel terzo giorno, apparve loro nuovamente vivo: perché i profeti di Dio avevano profetato queste e innumeri altre cose meravigliose su di lui. E fino a oggi non è venuta meno la tribù di coloro che da lui sono detti cristiani.”
da Giuseppe Flavio, Le antichità giudaiche, vol. II
Gesù storico nei Vangeli
- I Vangeli non sono stati scritti da Gesù, ma sono nati dalle fede e dalla riflessione delle prime comunità cristiane.
- Occorre prendere atto della diversità dei Vangeli, in particolare della differenza tra i Vangeli sinottici e il Vangelo di Giovanni. I Vangeli sinottici sono i Vangeli scritti da Marco, da Matteo e da Luca e sono detti sinottici perché è possibile leggerli sinotticamente, cioè in parallelo su tre colonne.
- I Vangeli non sono delle biografie.
Eppure per molti secoli quello che dicevano i Vangeli era di fatto avvenuto così come era stato narrato. Solo dal XVIII secolo si pose quella che può essere definita la moderna questione del Gesù storico.
Il primo a porre il problema del Gesù storico fu il filosofo e scrittore tedesco illuminista, seguace del deismo, Hermann Samuel Reimarus (1694-1768).
La sua tesi è semplice: Il Gesù della storia non corrisponde al Gesù dei Vangeli.
Il Gesù storico fu un liberatore politico che fallì nel suo intento. I discepoli non rassegnandosi al suo fallimento, costruirono con invenzioni e manipolazioni della realtà il Cristo dei cristiani.
Ad una conclusione simile pervenne il teologo tedesco Rudolf Bultmann (1884-1976). Per Bultmann non è il Gesù storico a essere rappresentato nei Vangeli, ma la fede della prima Chiesa. Noi possiamo venire a contatto solo con il Cristo annunciato dalla comunità cristiana che ci è stato trasmesso sotto forma di discorso mitologico. Il nostro sforzo deve essere quello di demitizzare, cioè di tradurre il linguaggio mitico in un linguaggio moderno, comprensibile per l’uomo e il credente di oggi.