Il Giainismo è un’antica religione indiana, ancora oggi assai diffusa. Ha annoverato tra i suoi principali seguaci il Mahatma Gandhi.
Giainismo: le origini
Fu fondato nel V secolo a.C. da Vardhamana, detto Mahavira, “grande eroe”, soprannominato poi Jina, “il vincitore”. È considerato uno dei più grandi maestri spirituali al pari di Buddha.
Dopo il matrimonio, Mahavira abbandonò la famiglia per dedicarsi a una vita ascetica. Intorno a lui si radunarono dei discepoli e la sua dottrina si diffuse, grazie a predicazioni itineranti, da est alle zone centromeridionali dell’India.
Le divinità
Il giainismo non crede in un dio creatore. È tributato culto ai Tirthankara (“coloro che preparano il guado”): non sono divinità ma guide spirituali. Jina è considerato l’ultimo e più importante tra essi.
Convinzioni fondamentali
Come nell’induismo, c’è la convinzione della sussistenza della legge del samsara sulla trasmigrazione delle anime, che sono eterne e immortali. Queste possono liberarsi dal vincolo della materia grazie a una vita virtuosa: raggiungono così uno stato di conoscenza infinita (forza e gioia).
Norme di comportamento del giainismo
Tutti i fedeli del giainismo devono attenersi a delle norme molto rigide che permettono la salvezza:
- rispettare ogni forma di vita;
- evitare menzogne;
- rispetto delle proprietà altrui.
In più i monaci devono praticare la castità e la povertà e vivere di elemosina.
È fondamentale la pratica della nonviolenza (ahimsa), non solo verso gli uomini, ma anche verso animali e piante. Inoltre, sono rigorosamente vegetariani.
Correnti e libri sacri
Verso la fine del I secolo d.C. il giainismo si scisse in due correnti a causa delle divergenze riguardanti la disciplina monastica. La prima è la corrente dei digambra, più radicali e conservatori; l’altra quella degli shvetambra, più aperta e tollerante. Da queste si svilupparono poi altre sette.
Gli shvetambra si attengono al Siddharta (“Libro didattico”), risalente al III-II secolo a.C.; i digambra ne negano l’autenticità e considerano sacri i testi di alcuni maestri della loro scuola, tra cui il principale è l’opera in versi di Kunda Kunda dei primi secoli d.C.
I templi giainisti
I templi giainisti sorgono dove è nato o morto o ha raggiunto il Nirvana un Tirthankara: lì si portano offerte di fiori e frutta. Non si tratta di un edificio unico, ma di veri e propri complessi sacri, con una struttura molto complicata.
Importante è la figura dell’acarya, “il maestro”, che è a capo della comunità dei fedeli, ai quali si propone come guida.