Giuditta e Oloferne di Caravaggio, 1598-1599 circa, olio su tela, 145×195 cm. Roma, Galleria Nazionale di Arte Antica di Palazzo Barberini.
Giuditta e Oloferne storia
Giuditta e Oloferne fu eseguito da Michelangelo Merisi detto Caravaggio su commissione del ricchissimo banchiere genovese Ottavio Costa, uno dei suoi primi illustri mecenati.
Giuditta e Oloferne Caravaggio descrizione
Le figure emergono dal fondo illuminate da una luce che proviene dall’alto come un riflettore teatrale. L’ambiente è oscuro e definito dalla prospettiva del letto, in primo piano, e dalla tenda, il cui colore richiama il rosso del sangue.
Gli effetti di luci e di ombre sono una delle caratteristiche più moderne e rivoluzionarie del linguaggio pittorico di Caravaggio. La sua pittura è improntata a un “realismo drammatico” ed è realizzata con una tecnica pittorica innovativa sia nel taglio dell’immagine sia nel particolare uso della luce.
Nel dipinto Giuditta e Oloferne, Caravaggio affronta, per la prima volta, un tema di storia religiosa, più complessa rispetto ai soggetti di genere dei suoi inizi.
La scena ha un’impostazione nuova e originale. Il terribile omicidio è infatti rappresentato con un’intensa violenza narrativa.
Il soggetto raffigura un episodio dell’Antico Testamento: la vedova ebrea Giuditta, per salvare il proprio popolo dalla conquista degli Assiri, seduce Oloferne, il loro generale, e poi lo uccide decapitandolo con la spada.
Giuditta è raffigurata nell’atto di mozzare la testa di Oloferne con gesto fermo e deciso; lo tiene stretto per i capelli, mentre una vecchia serva assiste alla scena (secondo il racconto biblico, la serva non entra con Giuditta nella tenda di Oloferne. Attende fuori ed è chiamata a esecuzione compiuta).
Caravaggio mette in scena in modo realistico le espressioni e i dettagli del viso. Osservate Giuditta, concentrata nello sforzo dell’azione, e il profilo adunco e grinzoso della vecchia, quasi ipnotizzata, con il sacco aperto tra le mani per raccogliere la testa di Oloferne. La tensione raggiunge il suo culmine nell’urlo disperato di Oloferne che cerca di sottrarsi alla spada che lo sta uccidendo.