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Gneo Nevio: vita, opere e il Bellum Poenicum

Gneo Nevio: vita, opere e il Bellum Poenicum.

Gneo Nevio vita

Gneo Nevio era probabilmente campano di nascita. Molte più perplessità sono presenti riguardo la sua data di nascita. Sappiamo che combatté nella prima guerra punica (264-241 a.C.) e che quindi, a rigor di logica, la sua nascita oscilla tra il 285 e il 260 a.C.

Di spirito mordace e ironico si mise spesso contro potenti famiglie di Roma. Si scontrò con Scipione l’Africano e soprattutto con la famiglia dei Metelli.

Nei confronti di Scipione l’Africano, Gneo Nevio nel frammento 86 ci riporta un episodio piccante in cui è coinvolto il grande comandante di Roma. Egli da giovane fu sorpreso dal padre in casa di una donna e fu portato via, vestito del solo pallio. Secondo Aulo Gellio (scrittore romano del II secolo d.C.), Scipione l’Africano si sarebbe vendicato mandandolo in esilio.

Ben grave fu però la sorte riservata a Nevio quando attirò su di sé le ire della potente famiglia dei Metelli.

Quando i Metelli divennero consoli di Roma, Nevio scrisse una frase piuttosto ambigua, con la quale voleva denunciare l’assenza di merito per la carica ricevuta. I Metelli risposero con un’espressione inequivocabile: Malum dabunt Metelli Naevio Poetae (I Metelli recheranno danni al poeta Nevio). Ne seguì l’imprigionamento in carcere. Quando Nevio ne uscì andò in esilio in Africa, forse volontariamente per ragioni di prudenza, e lì morì nel 201 a.C.

Gneo Nevio opere

Gneo Nevio iniziò la sua attività teatrale nel 235 a.C., cinque anni dopo la messa in scena del primo dramma di Livio Andronico.

Di Gneo Nevio ci rimangono:

  • 35 titoli di commedie palliate (opere di imitazione e ambientazione greca)
  • 6 tragedie cothurnate, cioè di argomento greco (due delle quali hanno lo stesso titolo delle opere di Livio Andronico)
  • 2 tragedie praetextae, cioè tragedie di argomento romano. Gneo Nevio fu il primo a farle rappresentare: Romulus, sulle origini leggendarie di Roma e Clastidium, in cui celebrava la vittoria di Casteggio (222 a.C.) del console Marco Claudio Marcello sui Galli Insubri.
  • 111 frammenti per un totale di 137 versi.

Le commedie di Gneo Nevio caratteristiche

I titoli delle commedie alcuni sono in forma greca, altri in forma latina.

La commedia di Nevio ha un carattere composito, poiché essa trae spunto da più modelli, applicando la cosiddetta contaminatio, cioè la presenza di più generi letterari in un testo.

Ne nacquero componimenti imbevuti di quello spirito mordace che ha sempre caratterizzato il popolo italico (italum acetum), che a volte però sfociano nell’oscenità e nella volgarità.

Tarentilla di Gneo Nevio trama

Di tutte le commedie di Nevio solo della Tarentilla, cioè “La ragazza di Taranto”, è possibile conoscere la trama, dato che di essa ci sono pervenuti una quindicina di frammenti.

La trama è la seguente: due giovani scappano di casa e vanno a stare in una grande città, Taranto. Tutti e due si innamorano di una ragazza di facili costumi, la Tarentilla, e insieme se la spassano sperperando il patrimonio di famiglia, finché non arrivano i rispettivi genitori a ricondurli alla ragione.

Le tragedie di Nevio caratteristiche

Riguardo il teatro tragico, la tragedia di cui ci rimane il maggior numero di frammenti è Lucurgus, una reinterpretazione delle Baccanti di Euripide.

Nella versione di Gneo Nevio, però, il protagonista è Licurgo e non Penteo, e la vicenda è ambientata nella Tracia e non a Tebe, ma la situazione rappresentata è la stessa: c’è uno scontro tra il dio Dioniso, favorevole alla diffusione del suo culto e fautore della libertà di professare la propria religione, e Licurgo, re di Tracia, che teme che tale culto possa macchiare la virtù dei suoi sudditi.

Il tema era attuale a Roma. Il culto di Dioniso infatti era praticato anche dalle più alte famiglie aristocratiche, ma raggiunse limiti così scandalosi che una legge (senatus consultum de Bacchanalibusdovette vietare la partecipazione ai riti orgiastici, tipici delle feste dionisiache.

Nevio Bellum Poenicum

  • Il Bellum Poenicum (la guerra punica) è l’opera maggiore di Gneo Nevio.
  • È il primo poema epico della letteratura latina.
  • Trattava, come si evince dal titolo, della prima guerra punica, cui Nevio aveva preso personalmente parte, e ne esalta la potenza di Roma.
  • È scritto in versi saturni come già l’Odusìa di Livio Andronico.
  • Dei 4000 versi saturni originali rimangono solo una sessantina.
  • Fu diviso in sette libri dal grammatico Ottavio Lampadione alla fine del II secolo a.C.
  • Secondo una tradizione che fa capo a Cicerone, Nevio scrisse il Bellum Poenicum quando era già vecchio.
  • L’opera, su un piano strutturale più ampio, risulta dalla fusione dell’Odissea e dell’Iliade, cioè tra il racconto di viaggio e quello di vicende belliche. Un’operazione simile era già stata tentata in epoca ellenistica da Apollonio Rodio nelle Argonautiche, ma non è sicuro che Nevio conoscesse tale opera.

Dopo la narrazione dei primissimi anni della prima guerra punica, mentre Nevio racconta l’assedio di Agrigento del 262 a.C., ricorda di aver visto scolpite sul frontone occidentale del tempio di Zeus ad Agrigento scene relative alla distruzione di Troia. Da qui parte la digressione che affonda le proprie radici nel mito di Enea, il suo viaggio, l’incontro con Didone e il suo ritorno nel Lazio.

Il ricorso alla digressione consente al poeta di lanciare un messaggio ai Romani: come Enea ha vinto la sua sfida contro le insidie sia di Cartagine che del mare per tornare in patria, così il popolo romano alla fine avrà la meglio sull’esercito punico. Quindi, l’intento finale del poema epico di Nevio era quello di voler comunicare alla sua gente in pericolo la fede nella certezza della vittoria finale.

 

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