Goffredo Mameli è tra i personaggi più famosi del Risorgimento italiano e l’autore del testo dell’Inno d’Italia, noto anche come l’Inno di Mameli. Morì a soli 21 anni, a causa di una ferita infetta che si procurò durante la difesa della Repubblica romana, nel 1849.
Goffredo Mameli nacque il 5 settembre 1827 a Genova, nell’allora Regno di Sardegna. Suo padre Giorgio era tenente di vascello della Marina militare sarda; sua madre era la marchesina Adelaide Zoagli, professava idee repubblicane e appoggiava le idee politiche di Giuseppe Mazzini.
Studiò a Genova presso i padri Scolopi e dimostrò precoci interessi poetici. Le sue prime composizioni facevano riferimento a romantiche storie d’amore traboccanti di passioni (La vergine e l’amante, Il giovane crociato, L’ultimo canto).
Nel 1847 Goffredo Mameli si iscrisse al corso di laurea in legge, ma poco dopo abbandonò gli studi per seguire Nino Bixio (1821-1873) in tutte le grandi manifestazioni patriottiche che mettevano in subbuglio la città di Genova; in quel periodo compose l’Inno Fratelli d’Italia, in seguito detto Inno di Mameli.
Per un approfondimento leggi Inno di Mameli, Inno d’Italia il significato.
Nel marzo 1848 Mameli corse a Milano al comando di 300 giovani e prese parte agli avvenimenti della Prima guerra d’indipendenza. Dopo l’armistizio di Salasco (8 agosto 1848), che pose fine alla Prima guerra d’indipendenza, tornò a Genova e pubblicò l’Inno Militare, musicato da Giuseppe Verdi.
Quando il papa Pio IX fuggì a Gaeta, Mameli giunse a Roma e rivestì un ruolo importante nella proclamazione della Repubblica romana e inviò a Giuseppe Mazzini l’invito ad aderirvi.
Sbarcati i francesi a Civitavecchia, combattè come luogotenente a fianco di Giuseppe Garibaldi, a Palestrina e a Velletri. Rimase ferito a una gamba durante i combattimenti sul Gianicolo (Roma), il 3 giugno 1849. La ferita non era grave, ma venne trascurata e andò in cancrena, causando la morte del giovane a soli 21 anni (Roma, 6 luglio 1849). Le sue spoglie riposano nel Mausoleo Ossario Garibadino al Gianicolo.
Tra le opere chi ci ha lasciato ricordiamo, oltre al celebre inno Fratelli d’Italia (dal 1946 è l’inno nazionale della Repubblica italiana), composto nel 1847 e subito messo in musica dal maestro genovese Michele Novaro (1882-1885), le odi A Carlo Alberto e Viva l’Italia e Milano e Venezia; le poesie, sempre di argomento storico e civile, come La Battaglia di Marengo e l’ode Ai fratelli Bandiera (1847).
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