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Gregorio Magno, il servo dei servi di Dio

Gregorio Magno nacque nel 540 da una nobile e ricca famiglia romana. Devoto ammiratore di Benedetto da Norcia, trasformò le sue proprietà a Roma e in Sicilia in monasteri. Egli stesso visse come monaco fino a che nel 579 fu inviato in qualità di ambasciatore pontificio presso la corte di Costantinopoli.

A Costantinopoli comprese quanto fosse radicata, in Oriente, l’idea dell’autorità imperiale in quanto autorità suprema e incontrastata (anche in materia di religione), e quanto sarebbe stato inutile, di conseguenza, il tentativo del papa di Roma di far valere in quella parte del mondo il proprio primato.

Papa Gregorio Magno

Eletto al pontificato nel 590, Gregorio Magno concentrò allora il suo impegno sulla Cristianità occidentale.

Contrastò l’espansione dei Longobardi guidati da Agilulfo nel Lazio e nell’Italia meridionale, pagando loro tributi e agendo, anche grazie all’aiuto della regina Teodolinda, moglie di Agilulfo, per favorirne la conversione al cattolicesimo.

Nello stesso tempo, cercò di stringere alleanze in funzione antilongobarda con gli altri Regni romano-germanici, primo fra tutti quello dei Franchi. Cominciò così a consolidarsi il legame tra questo popolo e la Chiesa di Roma che avrebbe caratterizzato la storia occidentale nell’VIII e IX secolo.

Nel VI secolo, il papato era il maggior proprietario terriero dell’Europa occidentale. I suoi possedimenti, chiamati patrimoni, si estendevano in tutta la penisola, oltre che in Dalmazia, Gallia, Sardegna, Sicilia, Corsica, Africa. Li gestiva una fitta rete di amministratori diretta da Roma.

Gregorio Magno mostrò una cura particolare nell’amministrazione di queste immense proprietà, i cui proventi, oltre al mantenimento del papato, servivano al sostentamento delle chiese povere, dei monasteri, al riscatto dei prigionieri, e all’approvvigionamento delle popolazioni locali, prima fra tutte quelle di Roma, la cui sopravvivenza dipendeva ora dall’organizzazione papale come un tempo da quella imperiale.

Nel 595 il Patriarca di Costantinopoli Giovanni IV Nesteutes assunse il titolo di «Patriarca Ecumenico» (vale a dire «universale»); Gregorio prese un titolo (che resterà nella titolatura ufficiale del papato): «Servus Servorum Dei», «Servo dei Servi di Dio». Alla pomposa e ambiziosa espressione bizantina il vescovo di Roma contrapponeva un titolo di umiltà, che traduceva in termini ufficiali una delle massime virtù cristiane.

Nel 596 Gregorio Magno lanciò una delle più importanti imprese missionarie dell’età medievale: un gruppo di monaci guidati da Agostino (il futuro sant’Agostino di Canterbury) diede l’avvio all’evangelizzazione degli Anglosassoni, ancora pagani. Nel corso del VII secolo l’Inghilterra fu conquistata al cattolicesimo e legata strettamente all’osservanza romana. Il cattolicesimo fece inoltre importanti progressi in Spagna, grazie all’opera dell’arcivescovo Isidoro di Siviglia, e in Gallia, dove gli stretti legami con la corte franca furono ulteriormente rafforzati.

Gregorio Magno morì a Roma il 12 marzo del 604 e fu in seguito canonizzato.

Gregorio Magno canto gregoriano

Al nome di Gregorio Magno è legata una riforma liturgica e musicale, il canto gregoriano.

Il canto gregoriano è una forma di canto corale a una sola voce, in lingua latina, senza alcun accompagnamento strumentale, utilizzato nelle cerimonie religiose cristiane.

Scrisse numerose opere di morale e di esegesi delle Sacre Scritture che lo collocarono fra i Dottori della Chiesa.

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