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Griso – personaggio dei Promessi Sposi

Griso è tra i personaggi malvagi e odiosi del romanzo I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. È il nome del capo dei Bravi di don Rodrigo, quello a cui comanda le imprese più rischiose e crudeli. Altezzoso e spavaldo, ha un attimo di debolezza soltanto quando il suo padrone gli ordina di recarsi a Monza dove è ricercato dalla giustizia. Opportunista, prepotente, violento e avido di denaro, abbandonerà il suo signore colpito dalla peste nelle mani dei monatti.

La presenza di Griso nei Promessi Sposi

Il Griso entra in scena nel capitolo VII: don Rodrigo gli ordina di rapire Lucia e il capo dei Bravi si intrufola in casa di Lucia e Agnese per fare un sopralluogo. Ma il tentativo di rapire la ragazza fallisce (capitolo VIII) ed è costretto a tornare dal padrone con la coda tra le zampe (capitolo IX). Don Rodrigo lo rimprovera per non aver mantenuto quanto aveva promesso con tanta presunzione e arroganza.

Don Rodrigo manda quindi il Griso a Pescarenico (capitolo XI), per scoprire le mosse successive dei tre fuggitivi (Renzo, Lucia e Agnese), promettendogli denaro e la sua protezione. In breve tempo torna dal padrone per riferire che Agnese e Lucia si trovano in un convento a Monza, mentre Renzo è diretto a Milano.

Il capo dei bravi viene allora incaricato di andare a Monza e proseguire la ricerca (capitolo XI). Egli vorrebbe questa volta sottrarsi all’incarico, essendoci una cospicua taglia sulla sua testa in quella città, ma don Rodrigo gli impone di partire e lo definisce un “can da pagliaio” (con allusione al suo poco coraggio). Il bravo compie la sua missione e riferisce poi al nobile dettagli più precisi circa il rifugio di Lucia nel convento di Gertrude (capitolo XVIII).

Accompagna il suo padrone al castello dell’Innominato (capitolo XX) perché don Rodrigo deve chiedere il suo aiuto per rapire Lucia. Il Griso però non entra nel castello ma rimane alla porta.

Il tradimento del Griso

Infine, quando si accorge che don Rodrigo ha contratto la peste (capitolo XXXIII), egli anziché recarsi con urgenza da un medico, corre dai monatti per farlo internare nel lazzaretto. Non contento, alla presenza del padrone febbricitante si fa aiutare da un monatto a scassinare lo scrigno che contiene i gioielli; e trae anche gli ultimi spiccioli dalla tasca del signorotto, che ormai ritiene spacciato. Ma questo suo ultimo atto di avidità gli è fatale perché contrae la peste. Muore di peste il giorno seguente sul carro dei monatti mentre lo stanno portando al lazzaretto.

 

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