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Guelfi e Ghibellini in Germania e in Italia

Guelfi e Ghibellini: le origini in Germania

Le due fazioni politiche Guelfi e Ghibellini ebbero origine in Germania nel corso delle lotte di successione alla corona imperiale che si scatenarono in seguito alla morte di Enrico V di Franconia (1125), spentosi senza eredi. I due contendenti erano Lotario di Supplimburgo, sostenuto dai duchi di Baviera, e Corrado di Hohenstaufen, duca di Svevia.

I nobili tedeschi si divisero: i sostenitori di Lotario si nominarono Guelfi dal nome del capostipite della casa di Baviera, Welf; i sostenitori di Corrado si chiamarono Ghibellini, dal nome del castello svevo di Weibling.

Papa Innocenzo II incoronò imperatore Lotario di Supplimburgo (1133), inaugurando un’alleanza tra la Chiesa e la fazione guelfa, che diverrà solidissima nel secolo seguente.

La contesa tra Impero e Papato, che si riaccese in seguito all’incoronazione di Federico II di Svevia (1220), fece sorgere le due fazioni anche in Italia.

Guelfi e Ghibellini in Italia

Mentre in Germania Guelfi e Ghibellini designarono in sostanza i seguaci di due casate, in Italia i Guelfi indicarono i fautori del papato e del potere temporale, i Ghibellini indicarono i fautori dell’Impero avversi alle libertà comunali.

In Italia, quasi in ogni città c’era una fazione guelfa e una ghibellina. Di fatto la divisione tra Guelfi e Ghibellini avvenne inizialmente tra le famiglie nobili, poi si estese a tutta la cittadinanza e fu un fattore costante nella vita dei Comuni italiani.

Le città che ebbero prevalente carattere guelfo furono Firenze, Bologna, Milano, Mantova, Ferrara, Padova; prevalentemente ghibelline furono Cremona, Pavia, Modena, Rimini, Siena, Lucca, Pisa.

In seguito alla decadenza della casa di Svevia – con la morte di Manfredi nella battaglia di Benevento, 1266 – e all’alleanza tra il papa e gli Angioini stabilitisi in Sicilia, il partito guelfo ebbe anche rilievo nella politica internazionale. Furono, ad esempio, i banchieri guelfi a finanziare la spedizione in Italia di Carlo d’Angiò.

Da parte loro i Ghibellini, che avevano sostenuto Manfredi, appoggiarono poi Pietro d’Aragona e il Nogaret contro papa Bonifacio VIII (1303), e favorirono le calate in Italia di Enrico VII (1310) e di Ludovico il Bavaro (1328). Ma di fronte al tentativo del re di Boemia Giovanni di Lussemburgo di far valere la sua autorità in Italia (1330-1333) dichiarandosi capo dei guelfi e alleandosi con il cardinale Bertrando del Poggetto, legato papale in Italia, Guelfi e Ghibellini insorsero contro insieme.

Al di là di ogni contrapposizione, l’orientamento prevalente dei Comuni e delle Signorie fu di evitare un predominio da qualsiasi parte venisse: Papato, Impero o gli stessi signori italiani.

I termini guelfo e ghibellino come indicativi di opposte fazioni sopravvissero fino ai secc. XVI e XVII, privi ormai di alcun senso storico.

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