La guerra dei sei giorni si svolse tra il 5 e il 10 giugno 1967, undici anni dopo la crisi di Suez del 1956 (causata dall’Egitto) e diciannove anni dopo la nascita dello Stato di Israele.
Alla guerra dei sei giorni presero parte Israele, da una parte, l’Egitto, la Giordania, la Siria, dall’altra.
In seguito alla guerra, Israele occupò diversi territori arabi: la striscia di Gaza (amministrata dall’Egitto); la Cisgiordania e la parte araba di Gerusalemme (amministrata dalla Giordania); la penisola del Sinai (Egitto); le alture siriane del Golan.
Il 22 novembre dello stesso anno, l’ONU votò la risoluzione 242, che intimava a Israele l’abbandono immediato dei territori occupati, abitati da circa 1,5 milioni di arabi palestinesi.
In aperto contrasto con essa, Israele perseguì una politica di annessione di questi territori e vi favorì l’insediamento dei propri coloni.
Nel 1973 Egitto e Siria scatenarono la guerra del Kippur per la riconquista dei loro territori.