La guerra del Kippur del 6 ottobre 1973 contrappose Egitto e Siria da una parte e Israele dall’altra.
Guerra del Kippur
Il 6 ottobre 1973, approfittando della festività ebraica dello Yom Kippur, dedicata al digiuno e alla preghiera, Egitto e Siria attaccarono di sorpresa le linee israeliane dilagando nel Sinai.
Lo scopo era quello di recuperare la penisola del Sinai e la striscia di Gaza (Egitto); le alture del Golan (Siria); la Cisgiordania e la parte orientale di Gerusalemme (Giordania) occupati da Israele nel 1967, durante la cosiddetta Guerra dei sei giorni.
Inizialmente riuscirono a vincerne la resistenza, ma Israele riuscì a capovolgere le sorti del conflitto, grazie anche ai massicci aiuti statunitensi, e a respingere gli attaccanti.
Israele dovette però fermare il suo contrattacco e accettare un armistizio su sollecitazione dei suoi alleati occidentali. Essi infatti erano pressati dal rialzo del prezzo del petrolio deciso il 17 ottobre dai paesi produttori (come l’Arabia Saudita, l’Iraq, il Kuwait). I paesi produttori di petrolio avevano aumentato il prezzo del greggio al solo scopo di mettere in gravi difficoltà gli occidentali, tradizionali amici di Israele.
Il 22 ottobre il Consiglio di sicurezza dell’ONU ottenne la cessazione dei combattimenti. Questa fu sancita nel 1974-75 dagli accordi fra Israele, Egitto e Siria, che consentirono, fra l’altro, la riapertura del Canale di Suez (1975), rimasto chiuso dopo la guerra dei sei giorni del 1967.
Successivamente, in base agli accordi di Camp David (1978), l’Egitto riebbe il Sinai.