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Guerra di Crimea (1853-1856): cause e conseguenze

La Guerra di Crimea (1853-1856) oppose l’Impero russo a una coalizione composta da Impero ottomano, Francia, Gran Bretagna e Regno di Sardegna. A uscirne sconfitta fu la Russia.

Fu la prima guerra che venne documentata da un inviato e da un fotografo; la prima che usufruì di un corpo infermiere per assistere i feriti, grazie a Florence Nightingale.

Perché scoppiò la guerra di Crimea nel 1853?

La causa scatenante fu la gestione dei luoghi santi nella Palestina (territorio dell’Impero ottomano), contesa fra cattolici e ortodossi. I cattolici erano appoggiati dalla Francia che vantava il ruolo guida avuto nelle crociate e che voleva inserirsi negli affari dell’Impero ottomano, assicurandosi anche la lucrosa gestione dei pellegrinaggi. Gli ortodossi erano sostenuti dallo zar di Russia, cui la Chiesa ortodossa attribuiva il merito di aver protetto i fedeli residenti nei territori ottomani sin dalla conquista di Costantinopoli nel 1453.

La contesa, che per alcuni anni si era mantenuta sul piano diplomatico, sfociò in guerra nel 1853, quando Gran Bretagna e Francia si impegnarono a difendere l’Impero ottomano dall’espansionismo russo. Nell’estate 1854 una flotta anglo-francese penetrò nel Mar Nero: gli eserciti alleati sbarcarono nella penisola di Crimea e posero l’assedio alla piazzaforte russa di Sebastopoli. La guerra, alla quale partecipò anche il Piemonte con un corpo di spedizione, si risolse nel lunghissimo assedio di Sebastopoli, durato circa un anno e conclusosi nel settembre 1855 con la caduta della città.

Quali furono le conseguenze della guerra di Crimea del 1853?

Il successivo congresso di Parigi (1856) confermò la neutralizzazione del Mar Nero, stabilendo che restasse chiuso alle navi da guerra di tutti i paesi, compresa la Russia. La Russia perse anche l’influenza su Moldavia, Valacchia e Serbia. La guerra di Crimea costrinse il governo russo a lanciare importanti riforme militari ed economiche, come l’abolizione della servitù della gleba nel 1861.

La Francia e l’Inghilterra consolidarono al contrario i loro interessi nell’area balcanica mentre l’Impero ottomano vide garantita la sua integrità e confermata la sua sovranità nominale sui Principati autonomi di Serbia, Moldavia e Valacchia: questi ultimi due si sarebbero uniti nel 1859 per formare il nuovo Stato di Romania.

Al congresso di Parigi, nel corso delle trattative di pace, per la prima volta, Camillo Benso conte di Cavour, delegato del Regno di Sardegna, riuscì a porre all’attenzione internazionale la questione italiana, protestando contro la presenza militare austriaca nelle Legazioni pontificie e denunciando il malgoverno dello Stato della Chiesa e del Regno delle Due Sicilie come causa di tensioni rivoluzionarie e, dunque, come minaccia alla pace. A quel punto Cavour riuscì a ottenere l’aiuto di Napoleone III, imperatore dei francesi, nella seconda Guerra d’Indipendenza.

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