Secondo la leggenda, Guglielmo Tell nacque alla fine del 1200 a Bürglen, un piccolo borgo nel Cantone di Uri, nell’attuale Svizzera centrale, all’ombra del monte San Gottardo.
In quel tempo, però, la Svizzera non esisteva. I piccoli borghi montani e le città più importanti erano sottomessi all’autorità dell’imperatore Alberto I d’Asburgo. Questi aveva imposto un sistema di tassazione pesante, mal tollerato dagli abitanti dei cantoni alpini.
Il 18 novembre 1307 Gugliemo Tell, giovane padre di famiglia, onesto contadino e abilisssimo cacciatore, imbattibile nell’uso dell’arco e della balestra, stava attraversando la piazza centrale di Altdorf, capoluogo della regione dove viveva.
In quella piazza, Gessler, il balivo degli Asburgo (funzionario al quale i signori affidavano l’amministrazione della giustizia e la riscossione delle imposte) aveva fatto piantare nel terreno un’asta sulla quale era fissato un cappello; ogni persona che passava di lì avrebbe dovuto inchinarsi a quel simbolo, come segno di sottomissione all’autorità dei signori feudali.
Guglielmo Tell non conosceva le regole dei signori: viveva in un piccolo borgo di montagna, fuori città, e si era recato nel capoluogo assieme al figlio Gualtiero solo per sbrigare delle commissioni. Ignaro del cappello e del suo significato, non si fermò in segno di riverenza e fu immediatamente richiamato a giustificare il suo atto davanti al balivo Gessler e a tutta la piazza cittadina.
Guglielmo Tell provò a spiegare che non lo aveva fatto apposta, che non conosceva il significato di quel cappello… ma fu inutile. Gessler gli impose una prova durissima: avrebbe dovuto centrare con una freccia la mela posta sulla testa del figlio. Se avesse sbagliato, centrando il ragazzo, sarebbe stato a sua volta giustiziato per omicidio, ma se avesse centrato la mela ogni reato gli sarebbe stato perdonato.
Guglielmo Tell, pronto al peggio, aveva deciso che a pagare, se avesse sbagliato mira, sarebbe stato anche il balivo. Così, nascose una seconda freccia sotto la sua giacca, pronto a scagliarla contro Gessler se le cose fossero andate male. Guglielmo invece centrò la mela con un unico colpo.
I soldati del balivo però si accorsero della seconda freccia nascosta e Guglielmo fu costretto a confessare l’intenzione di uccidere il balivo se avesse sbagliato mira e suo figlio fosse morto. Il balivo lo fece immediatamente arrestare e lo spedì alla prigione di Kussnacht, costruita su un isolotto nel lago di Zugo.
Durante il tragitto in barca sul lago, scoppiò una violenta tempesta e i suoi carcerieri decisero di liberarlo per ricevere l’aiuto necessario a condurre la barca in salvo. Una volta raggiunta la riva, però, Guglielmo con uno stratagemma riuscì a scappare nei boschi circostanti, dove, nascosto ai lati di una strada lungo la quale sapeva essere solito passare il balivo, lo attese per tre giorni, armato di arco e freccia e, al suo arrivo, lo uccise.
Ci volle pochissimo perché la notizia dell’impresa di Guglielmo Tell facesse il giro del paese, passando di bocca in bocca tra le vallate delle Alpi svizzere.
Spinto dall’odio verso l’oppressore, il popolo si rivoltò e iniziò la propria battaglia per la libertà assediando i castelli, simbolo del poterre degli Asburgo. Tra il 1291 e il 1315, una grande parte della Svizzera centrale riuscì a ottenere l’indipendenza dai signori austriaci (per un approfondimento leggi Svizzera – Storia e Ragioni di un Mito della Libertà clicca qui).
Guglielmo morì nel 1354, sacrificando la sua vita per salvarla a un bambino che stava annegando trascinato da un torrente in piena.
La vicenda di Guglielmo Tell è una leggenda popolare molto importante e conosciuta perché è parte fondamentale del mito fondativo della Confederazione Svizzera. Ma lo sfondo della leggenda di Guglielmo Tell ha una sua autenticità storica riscontrabile, per esempio, nel sentimento di ribellione delle comunità delle vallate svizzere nei confronti di un sistema di amministrazione che era loro estraneo e che, invece, gli Asburgo volevano imporre. La figura del balivo, infatti, fu molto diffusa nell’Europa del tempo. Ufficiali incaricati di amministrare la giustizia e di riscuotere le tasse esistevano nei maggiori regni europei: in Francia, nel Regno di Sicilia, nell’Impero Germanico e nell’Inghilterra dei Plantageneti, dove un personaggio simile, anch’egli simbolo di oppressione, è identificabile nello sceriffo di Nottingham della leggenda di Robin Hood.
La storia di Guglielmo Tell divenne conosciuta in tutto il mondo grazie ai versi del poeta e drammaturgo tedesco Friedrich Schiller (1759-1805), il quale ne narrò la vicenda nel poema in versi intitolato Guglielmo Tell.
Dopo la pubblicazione dell’opera di Schiller, in molte piazze del paese furono eretti monumenti dedicati a Guglielmo che divenne, e lo è ancora oggi, l’eroe nazionale svizzero. Ma è alla musica di Gioachino Rossini (1792-1868) che si deve la definitiva esaltazione del mito di Guglielmo Tell. A lui il compositore italiano dedicò la sua ultima opera, rappresentata per la prima volta a Parigi il 3 agosto 1829 e intitolata proprio Guglielmo Tell.