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Guido da Montefeltro chi era e perché è all’Inferno

Guido da Montefeltro, nato intorno al 1220, signore della contea di Montefeltro, fu un uomo politico e uno dei maggiori condottieri ghibellini della seconda metà del secolo XIII.

Al soldo di Federico II di Svevia, nel 1248 è capo dei ghibellini di Faenza e di Forlì. Nel 1259 è podestà di Urbino. Nel 1263 riceve il titolo di conte di Ghiaggiolo. Nel 1268 è vicario a Roma di Corradino di Svevia. Nel 1274 guida i fuoriusciti ghibellini di Bologna e sconfigge Malatesta da Verucchio, capo dei guelfi.

In seguito, è capitano del popolo a Forlì e dimostra doti di abilità e di astuzia. In Romagna anima la politica antipapale, perciò nel 1283 è scomunicato e confinato prima a Chioggia, poi ad Asti.

Nel 1292 riesce ad imporre la sua signoria ad Urbino. Due anni dopo si riconcilia con il papa Bonifacio VIII. Nel 1296 entra nell’Ordine francescano. Muore nel 1298 ad Assisi o ad Ancona.

Dante lo ha immortalato nel canto 27 (XXVII) dell’Inferno, dove sono puniti i consiglieri fraudolenti.

Perché Guido da Montefeltro si trova all’Inferno, tra i consiglieri fraudolenti?

Dante colloca Guido da Montefeltro nell’ottava bolgia dell’ottavo cerchio, per il consiglio fraudolento che papa Bonifacio VIII gli estorse, per prendere con l’inganno la rocca di Palestrina dove erano asserragliati i Colonna.

Guido da Montefeltro e Bonifacio VIII

Bonifacio VIII, in lotta con i Colonna, chiese consiglio a Guido su come espugnare la rocca di Palestrina, promettendogli l’assoluzione in anticipo. Guido gli consigliò allora di promettere il perdono ai nemici e poi di non mantenerlo. Così fece il papa e rase al suolo Palestrina.

Dopo la sua morte, San Francesco e un diavolo si contesero la sua anima e il diavolo ebbe la meglio, perché con un ragionamento logico dimostrò che essa gli apparteneva di diritto essendo morta nel peccato: il peccato è perdonato solo se ci si pente, non si può contemporaneamente pentirsi e peccare.

Portato davanti a Minosse, questi lo destinò all’VIII bolgia, tra i consiglieri fraudolenti.

Il consiglio fraudolento di Guido non è un’invenzione dantesca. Anche se non è storicamente provato, l’episodio del consiglio fraudolento è riportato da alcune cronache precedenti alla stesura del canto 27 dell’Inferno.

Nel Convivio, Dante aveva commentato positivamente la conversione religiosa di Guido, che aveva offerto gli ultimi anni della sua vita a Dio. In seguito, però, dopo aver scritto il Convivio, il poeta ebbe notizia della vicenda narrata nella Commedia, rivelando così il suo giudizio negativo sulla conversione di Guido.

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