L’Homo sapiens è comparso per la prima volta in Africa circa 130 mila anni fa; molto probabilmente si è evoluto da un discendente dell’homo erectus.
Dall’Africa, nel corso di migliaia di anni, è migrato in tutto il mondo. Ha infatti popolato Asia ed Europa nello stesso periodo in cui c’era anche l’Uomo di Neanderthal; ha anche raggiunto l’Oceania ed è arrivato in America, passando attraverso lo Stretto di Bering (un tratto di mare che separa questo continente dall’Asia), che era ancora ricoperto dai ghiacci.
L’Homo sapiens è la specie di uomo a cui apparteniamo anche noi. Il suo aspetto infatti era molto simile al nostro; robusto e alto, con una mascella forte e denti resistenti, perché la sua dieta era basata prevalentemente sulla carne. Il suo cervello era grande quanto il nostro.
Sapeva costruire utensili sempre più raffinati, oltre che con la pietra e il legno anche con l’osso e il corno. Riuscì così a costruire nuovi strumenti: le lame per tagliare; i punteruoli per forare le pelli; le asce e le punte delle lance e delle frecce per cacciare. Con le ossa e le corna degli animali fabbricava bottoni e aghi per pescare e cucire le pelli, per fare i vestiti.
Era capace di accendere il fuoco. Era nomade, cioè si spostava periodicamente per seguire le mandrie degli animali: la sua attività principale era infatti la caccia.
Viveva in clan, cioè in grupppi di più famiglie; si riparava in grotte naturali o in capanne costruite con tronchi, rami, ossa e pelli di animali.
Dalla vita in gruppo nacque il bisogno di scambiarsi informazioni sempre più precise. Per questo l’homo sapiens inventò un vero e proprio linguaggio verbale, cioè fatto di parole.
Realizzò per primo le pitture nelle grotte. Secondo gli scienziati, l’homo sapiens fu il primo a dare sepoltura ai morti. E poiché nelle tombe sono stati ritrovati anche oggetti, utensili e armi, si presupppone che credesse in una vita dopo la morte.