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Hume e il Trattato sulla natura umana

David Hume nacque il 7 maggio 1711 a Edimburgo, in Scozia. Qui studiò giurisprudenza; tuttavia, i suoi interessi erano rivolti alla filosofia e alla letteratura. Così, dopo un primo tentativo di fare l’avvocato a Bristol, tornò a dedicarsi agli studi e agli scritti: Trattato sulla natura umana è la prima e fondamentale opera di Hume. Pubblicato tra il 1739 e il 1740, non ebbe successo.

Il solo mezzo per ottenere dalle nostre ricerche filosofiche l’esito che ne speriamo è di abbandonare il tedioso, estenuante metodo seguito fino ad oggi; e invece di impadronirci, di tanto in tanto, d’un castello o d’un villaggio alla frontiera, muovere direttamente alla capitale, al centro di queste scienza, ossia alla stessa natura umana: padroni di esso, potremmo sperare di ottener ovunque una facile vittoria[…]. Non c’è questione di qualche importanza la cui soluzione non sia compresa nella scienza dell’uomo e non c’è nessuuna che possa essere risolta con certezza se prima non ci rendiamo padroni di quella scienza. Accingendoci, quindi, a spiegare i principi della natura umana, noi in realtà miriamo a un sistema di tutte le scienze costruito su di una base quasi del tutto nuova.

(Trattato sulla natura umana, “Introduzione”)

Nel Trattato sulla natura umana Hume intende spiegare la natura umana in tutti i suoi ambiti, dalla ragione al sentimento, dalla morale alla politica, e operare un’analisi sistematica della natura umana e delle varie dimensioni che la costituiscono. Hume esprime l’ambizioso progetto di costruire una scienza della natura umana su base sperimentale. Egli è persuaso che la natura umana costituisca la capitale del regno del sapere e che quindi una scienza che se ne occupi risulti pià basilare delle altre.
In Hume si rileva una tendenza empiristica e anti-metafisica, che porta ad una forma di scetticismo: le pretese conoscitive della natura umana risultano fortemente limitate. Da ciò la funzione provocatoria esercitata dalla filosofia di Hume, a cui Kant riconoscerà il merito di averlo svegliato dal suo sonno dogmatico.

Nell’analisi della conoscenza umana, Hume divide le percezioni della mente in impressioni e idee. Le impressioni si definiscono come le percezioni che penetrano con maggior forza ed evidenza nella coscienza e sono tutte le sensazioni, le passioni, le emozioni nell’atto in cui vediamo o sentiamo, amiamo o odiamo, desideriamo o vogliamo; le idee o pensieri sono, invece, le immagini illanguidite di queste impressioni. L’idea, perciò, non potrà mai raggiungere la vivacità o la forza dell’impressione. Ogni idea deriva dalla corrispondente impressione e non esistono idee o pensieri di cui non ci sia avuta precedentemente l’impressione. L’illimitata libertà di cui pare che goda il pensiero dell’uomo trova il suo limite invalicabile in questo principio. L’uomo può comporre le idee nei modi più svariati, spingendosi fino agli estremi limiti dell’universo, ma non farà mai realmente un passo al di là di se stesso, perché non avrà mai in suo possesso un’altra realtà diversa dalle sue impressioni.

Nel 1742 Hume pubblicò, una volta tornato in Inghilterra, Saggi morali e politici. Tra il 1745 e il 1748 ebbe incarici politici: fu segretario del generale St.Clair e lavorò nelle ambasciate presso le corti di Vienna e di Torino. Nel 1748 uscì a Londra la Ricerca sull’intelletto umano, in cui rielaborò in forma più semplice il contenuto del Trattato. Nel 1752 diventò bibliotecario a Edimburgo e cominciò a comporre Storia dell’Inghilterra.
Uscì poi la Ricerca sui principi della morale, in cui rielaborò la terza parte del Trattato.
Nel 1763 Hume fu segretario del conte di Hartford, ambasciatore di Inghilterra a Parigi.
Tornato in Inghilterra, ospitò Jean-Jacques Rousseau, ma il carattere ombroso di questi provocò una rottura tra i due. Dal 1769 condusse una vita ritirata e tranquilla. Morì ad Edinburgo il 25 agosto 1776.

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